Eolico selvaggio, perché chi di dovere non ha difeso i diritti del territorio molisano?

Il sequestro del cantiere disposto dal comando provinciale dei Carabinieri di Benevento e dal comando regionale Carabinieri Forestale della Campania , dove sarebbero dovute sorgere diciotto nuove torri per la realizzazione di un campo eolico da 57 Mw, accoglie al momento le rimostranze dei tanti cittadini di quell’area del Sannio che vedevano il rischio concreto di vedere il loro territorio trasformato in una foresta di acciaio. Sequestro determinato dall’assenza del PAF (Piano di Assestamento Forestale), elemento fondamentale dell’Autorizzazione Unica ai sensi del Decreto Dirigenziale n. 999/2014.
Un impianto che, prevedendo l’abbattimento di oltre 300 alberi, avrebbe determinato un impatto fortemente negativo sull’ecosistema ambientale anche della regione Molise, in un territorio ricco di habitat rari, di ricchezze naturali, che attendono da anni il concretizzarsi dell’istituzione del Parco Nazionale del Matese, e che altresì avrebbero comportato un vero stravolgimento delle funzioni e del ruolo dell’ambiente.
Un patrimonio prezioso messo in pericolo dalla decisione assunta dalla Regione Campania che nel 2014 ha autorizzato l’avvio dell’opera, in un territorio come quello del Sannio dove, per inciso, sono già attive quasi 1.200 torri, segno di una presenza già oltremodo massiccia e pericolosa per tutti i cittadini.
Un impianto a ridosso di una delle maggiori ricchezze del Molise, l’area archeologica di Saepinum, quindi con le inevitabili e preoccupanti ritorsioni che tutto ciò potrebbe avere sul nostro territorio, eppure nonostante la valenza dell’area la regione Campania non ha ritenuto necessario interloquire in nessun modo con il governo regionale molisano, il quale da parte sua non ha fatto niente per bloccare questo vero e proprio scempio, non ha alzato alcuna voce di dissenso verso la realizzazione di un sistema di eolico selvaggio.
Perché chi di dovere non ha difeso i diritti del territorio molisano? Perché non si è fatto quanto necessario, nonché dovuto, per far rispettare una legge che stabilisce la necessità di un’interlocuzione istituzionale tra le due regioni in casi di questo genere, nello specifico il D.M. del 10 settembre 2010 “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti ambientali da fonti rinnovabili di cui all’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003”?
Come non si può tener conto della notevole valenza storica e naturalistica della Valle del Tammaro?
Come si può parlare di Parco del Matese quando non si alza la voce e non si chiede di essere ascoltati di fronte ad un’iniziativa che prevede l’installazione di circa 100 pali eolici, andando a ledere i diritti e le prerogative del Molise?
Angela Fusco Perrella

Commenti Facebook