Elezioni/ Il PD chiude il cerchio

Le diatribe politiche per le ‘nomination’ alle prossime politiche e regionali non sono iniziate ieri e certamente non finiranno con quest’atto: ma sembra che il PD a Roma abbia trovato la quadratura del cerchio per il Molise. Artefici della soluzione soprattutto i renziani, che hanno cacciato dal cappello a cilindro l’ipotesi utile per i propri candidati e non dannosa per gli altri, almeno in apparenza. Sembra che in una recente visita istituzionale di Paolo Di Laura Frattura e Micaela Fanelli a Bruxelles, nel corso di un incontro a porte chiuse con esponenti della politica nazionale, sia emersa la necessità di compattare il partito, coinvolgendo direttamente nelle scelte elettorali molisane anche l’Ulivo 2.0; tradotto dal politichese vuol dire che un’eventuale guerra di frammentazione tra Frattura e Ruta non sarebbe ammessa, con danno per entrambi. Dopo l’inizio di un ragionamento alchemico ecco la soluzione: Roberto Ruta andrebbe al Senato, Micaela Fanelli alla Camera e il presidente della Giunta si ricandiderebbe. Come motivare la riproposizione di Frattura, visti i risultati non esaltanti dei sondaggi elettorali? La mia personale interpretazione è nelle parole di un volpone della politica campobassana, Gino Di Bartolomeo, il quale ha sempre sostenuto che l’amministratore di livello istituzionale alto (dal sindaco in su), ha l’obbligo morale di ricandidarsi, perché la rinuncia suonerebbe come autodichiarazione di fallimento politico; in sostanza non bisogna commettere l’errore di esentare i partiti dalla responsabilità della rimozione dalla carica. Come a dire: “Chi non mi vuole si faccia avanti”. Generalmente in questo modo si salva la poltrona. Ora va precisato che la proposta è tutt’altro che una concessione e ancor meno un’opera di beneficenza politica; a ben guardare sembrerebbe piuttosto un ‘furbata’ per spezzare l’asse Ruta- Leva, escludendo quest’ultimo, che peraltro non è del PD ma di MDP, dalla possibilità di elezione in Molise. Il fatto potrebbe diventare marginale per l’avvocato isernino il quale, essendo tra i 4 o 5 politici di quel partito per posizionamento nazionale, avrebbe già in tasca qualche collegio blindato, casomai del Centro Italia; ma dopo lo strappo con Pisapia, quel partito di collegi blindati ne potrà vantare pochi. C’è dell’altro. Sembra che la nuova geografia dei collegi elettorali preveda che Riccia e parte del Fortore vadano in quello di Isernia; la Fanelli, quindi, sarebbe spostata verso la zona pentra, liberando un posto utile a candidati bassomolisani, forse la stessa Laura Venittelli, che durante il mandato politico ha consolidato la sua posizione nei confronti dei vertici romani, quelli che contano veramente in questa fase pre elettorale. In definitiva la proposta tale non è, piuttosto un accerchiamento nei confronti del senatore campobassano; di norma verrebbe da definirla irricevibile e ancor meno accettabile, se l’alternativa non fosse lo sfaldamento del PD, soprattutto a Campobasso e la reale possibilità per lui di non essere eletto al Senato. Non siamo ancora al: “o questo o niente” e i tempi per ragionare sulle alternative ci sono, ma almeno a sinistra inizia a delinearsi un quadro della situazione, mentre dall’altra parte si continua a viaggiare per auto candidature. La politica è l’apoteosi dell’irrazionale (e a volte anche dell’incomprensibile) e non è escluso che chi sembra assumere posizioni ‘soporifere’ sia quello in realtà già avanti nei tempi decisionali. Vedremo

Stefano Manocchio

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