b) il livello contenuto delle tasse universitarie richieste agli studenti che, tenendo responsabilmente conto del contesto socio‐economico in cui opera l’Ateneo, non consente di attingere risorse lontanamente paragonabili a quelle di cui possono beneficiarie università collocate in altri contesti territoriali del Paese; c) esiguità delle risorse destinate alla ricerca da finanziatori esterni (enti locali e imprese). L’auspicio è, da un lato, che sia corretto il criterio ministeriale, molto penalizzante per gli atenei del centro‐sud e di dubbia costituzionalità, secondo cui sono da considerare poco virtuose, e in quanto tali non meritevoli di sostegno e di premialità, le università che adeguano l’ammontare delle tasse universitarie alla condizione reddituale delle famiglie del territorio in cui hanno sede; dall’altro, che anche l’Università del Molise possa giovarsi, in prospettiva di reciproca utilità, di accordi strutturali e stabili di collaborazione con gli enti locali, in primis con la Regione Molise, volti a promuovere la ricerca e la formazione in settori strategici per il territorio e i giovani (dall’agro‐alimentare alla sanità, dalle scienze giuridico ‐ economiche ai beni culturali ed al turismo, dalle scienze bio‐ambientali a quelle ingegneristico‐architettoniche). Tali interventi correttivi, anche alla luce dello sforzo di riorganizzazione dell’offerta formativa effettuato in questi mesi dall’Ateneo molisano, sarebbero sufficienti a collocarlo tra quelli più sani e qualificati del nostro Paese, posta l’eccellente qualità del personale tecnico–amministrativo e docente in servizio. Quest’ultima testimoniata dai risultati delle procedure di abilitazione scientifica nazionale appena
conclusesi, che hanno premiato all’incirca 60 professori di Unimol, pari a circa il 20% dell’intero corpo docente; un numero che in termini percentuali ha pochi confronti in Italia.