D’Ascanio: Montenero da capitale della legalità, a capitale del malaffare

Riceviamo e pubblichiamo
Quattro consiglieri su dodici, neoeletti, con un fascicolo aperto presso il Tribunale di Larino; Altre indagini in corso; Arresti clamorosi nella sanità locale il 13 Ottobre scorso; Favoritismi noti e meno noti della cricca per la cricca; Clientelismo preelettorale dilagante; Trasversalismi politici melmosi. Sono i segni indelebili di una certa politica che, ahinoi!, si “rinnova”. Montenero da capitale della legalità, a capitale del malaffare. Sulla tratta da mani pulite ai valori sporchi. E’ aperta, dunque, anche qui, una Questione Morale che non può essere più sottaciuta, men che meno nascosta. Qui, a Montenero, dove siamo rimasti in pochi (6.782 abitanti di cui 531 cittadini stranieri) perché i giovani (e non solo loro) vanno via in cerca di lavoro. Qui, a Montenero, dove nelle liste elettorali vi sono più iscritti (7.092) rispetto ai residenti aventi diritto e dove il 31 Maggio scorso hanno votato appena 4.213 elettori in forte calo anche rispetto a cinque anni fa. Nonostante la tornata riguardasse le comunali che, com’è noto, fanno aumentare la partecipazione al voto. Qui, a Montenero, dove ai costi di una crisi sociale ed economica (ed aggiungo anche culturale) che sta travolgendo tutti, si somma il macabro rituale dei furti e delle auto incendiate che provocano una inquietante insicurezza dei cittadini anche nell’intimità delle proprie case e di un affarismo lobbistico-delinquenziale che, come un fiume carsico, tiene sotto scacco le devianze della tossicodipendenza e punta a piegare le risorse del nostro territorio all’uso illegale e dannoso per l’ambiente e la salute.
In altri luoghi dovremmo esclamare: “Caino, dov’è tuo fratello?” Ma non mi pare che in giro vi siano sensibilità interessate a riscontrare questa esclamazione, purtroppo! Qui e ora, invece, molto più laicamente, avverto il bisogno di interrogare me, per interrogare tutti, sul valore determinante della giustizia e di quella sociale in particolare. Come tratto identitario e responsabilità morale, da una parte. Come impegno civico ed espressione politica, dall’altra.
L’art.54 della Costituzione Italiana statuisce che “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”, mentre l’Art.97 aggiunge “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”. La Charta è un riferimento ideale ed ha un valore universale. E’ il Libro delle regole! Le regole sono fatte per essere rispettate. Da tutti. In particolare dai cittadini cui sono affidate pubbliche funzioni. Non potremmo vivere in una società senza regole perché non esisterebbe di fatto la società civile e democratica senza le regole. La giustizia ad ogni livello e di qualsiasi aggettivazione, e quella sociale in particolare, senza le regole non può funzionare, come non funzionerebbe anche se fosse solo malato, sofferto, il rapporto tra regole e cittadini.
Così si perdono diritti e si alimentano privilegi. Cosi nascono furbi e prepotenti e morirebbero galantuomini e umili. E più in generale il mercimonio dei beni comuni, con le sue diramazioni affaristiche e corruttive da parte del potere senza regole alimenterebbe illegalità, diseguaglianza sociale, favoritismi, discriminazioni.
Le cricche che la praticano a loro volta vivrebbero di arroganza, senso di impunità e userebbero questo carburante per perseguire interesse personale o tuttalpiù per rispondere al capo che gli ordina di tenerti sotto ricatto, impossessarsi della tua dignità, annullare le tue libertà, a cominciare da quella più cara che corrisponde alla libertà di voto e di pensiero!
E ultimo, ma non ultimo, e’ la politica-bella che ha bisogno di regole e più in generale di etica. Mentre la mala- politica va sconfitta. Quella che fa bella mostra da qualche lustro e che ha esibito un campionario esilarante negli ultimi mesi.
Quella delle ingerenze e degli intrighi, con i suoi disgustosi trasversalismi e trasformismi presenti in produzione industriale, come fattori di degenerazione culturale oltre che come cifra di falsità individuale che, non meno degli altri fattori, impedisce ogni condizione di rinascita di una comunità come la nostra che vuole uscire dal tunnel in cui si trova, e scrivere con le sue mani, non sotto dettatura, la sua vicenda storica, economica, sociale e culturale. Con la determinazione, il coraggio e l’onestà che sono mancati a Caino. Anche dall’opposizione in compagnia di una idea fissa. Per rialzarci il prima possibile dal declino morale, per tornare ad essere, insieme, cittadini e non più sudditi.
Nicola D’Ascanio Consigliere Comunale di Montenero di Bisaccia

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