“Cumme è doc’ a’ zznella – r’ceva Pulcnella”

Con quest’espressione tipicamente dialettale con cui Pulcinella usava descrivere il “ben godi” vorremo intervenire su quanto riportano i giornali e i vari blog in merito alla situazione politica locale che, ancora non è capace a poco meno di un anno e mezzo dalle elezioni, di dettare le regole per governare questa realtà alquanto disastrata. Espressione che vogliamo prendere in prestito, ovviamente senza alcuna acredine nei confronti di nessuno ma del sistema di cui facciamo parte anche noi nonostante gli facciamo le pulci, perché è noto che l’arguzia e la sagacia della maschera partenopea – anzi acerrana, poiché Pulcinella al secolo Antonio Petito era nato ad Acerra – è inequivocabile.

Un’espressione burlesca ma anche drammatica, che mette in risalto come la questione che tiene banco tra le varie anime dei partiti, nessun escluso, perché complici tra loro, ha assunto i connotati di una vera “commedia” di difficile connotazione. Un qualcosa che fa pensare seriamente che lo scranno del potere, è quanto mai appetito. Uno scranno che, in barba a quelli che sono gli ideali, almeno che non si avveri un sommovimento, tant’è che alcune indiscrezioni sono trapelate, anche se ne dubitiamo fortemente, farebbe ancora di più gioco a chi è saldamente in sella nonostante sa di aver disatteso e tradito il mandato elettorale. Cosa che, nell’irrazionalità assoluta, Erasmo da Rotterdam nell’elogio della pazzia spiegherebbe in questo modo: “L‘insoddisfatto vagheggiamento di un qualsiasi sommovimento si esprime soprattutto attraverso il frutto di un qualcosa di difficile definizione ecco perché la società è pervasa d’incongruenza totale”. Pensiero quanto mai attuale e calzante che, nonostante è stato esternato qualche secolo fa, anche se offre il fianco alle critiche e ai commenti, di questo siamo più che sicuri, non intacca minimamente la corazza con cui si è protetto il parterre politico Molisano. Categoria che, annienta ancora di più il credo collettivo e che pur di governare, disconosce, aberra e ignora le esigenze del cittadino. Tre verbi che avvalorano ancora di più la tesi che la bramosia di potere fa fare cose senza alcun nesso logico; ma si sa che la logica non appartiene a chi ha scelto di mettersi falsamente al servizio del cittadino cui prima o poi si deve dare conto; e allora come usava dire un conoscente che di politica ne masticava: saranno castagne di bosco!
Massimo Dalla Torre

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