Cucina e dintorni/ La doppia faccia della cottura: fritta o al forno?

di Stefano Manocchio *
L’idea che le pietanze abbiano un sistema di cottura univoco è un retaggio del passato e soprattutto della cultura popolare o contadina, per cui queste ‘devono essere’ solo soggette ad un tipo di cottura, quasi sempre con riferimento alla frittura; ora fatta eccezione per quelle con assonanza tale (ad esempio le ‘frittelle’) ciò non vale o non vale più. La cucina contemporanea ammette tutte le varianti; ci sono pietanze che possono essere fatte in olio cottura, al vapore o al forno tranquillamente, cambiando solo il gusto e il mantenimento delle proprietà organolettiche,
Quella che in passate è stata una guerra di posizionamento, riguardante, ad esempio i peperoni, le frittelle, le patate ed altro ancora fino ai dolci (penso alle ‘zeppole’) non ha più senso d’esistere perché la contaminazione interessa anche il metodo di cottura; né vale il discorso della qualità e sostenibilità, visto che è dimostrato che una frittura ben fatta, alla temperatura giusta e cambiando l’olio di certo non fa male. Allora la sfida: anziché ‘guerreggiare’ proviamo ad utilizzare più di una cottura, per tutte le pietanze che lo ammettono. Attendo proposte e risposte. LA RICETTA DELLA SETTIMANA.Cavolfiore in salsa. Posizionare il forno a 200° e mettere a bollire molta acqua, quando sarà in ebollizione aggiungere il cavolfiore e far lessare per 15 minuti. Cospargere il fondo di una casseruola di farina e aggiungere del latte, mescolando per non far formare grumi, aspettare che si addensi tenendo il fuoco lento, poi toglietelo dal fuoco e aggiungere noce moscata. Scolare il cavolfiore e ricavarne delle cime, poi riporlo in una pirofila e aggiungere la salsa bianca e far gratinare per 20 minuti prima di servirlo a tavola.
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*giornalista appassionato di cucina

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