“La novità attrae persone da tutte le parti”, spiega Adam Raleigh, titolare della ‘Telluride Bud cannabis Company’. “Aspettiamo persone da Texas, Arizona e Utah. Negli ultimi mesi ho ricevuto ogni giorno da quattro a sei e-mail, e tra cinque e dieci telefonate da persone che mi chiedono i dettagli della legge e come combinare al meglio una vacanza di sci e cannabis”.Negli Stati Uniti la cannabis per uso medico è già legale e regolamentata in 19 Stati. E nella maggior parte il consumo ricreativo non è considerato un crimine. Ma Colorado e Washington hanno fatto un passo avanti mettendo in atto un sistema in cui gli enti locali dovranno supervisionare la coltivazione, distribuzione e commercializzazione dell'”erba”.Il mercato potenziale è enorme: secondo una ricerca della società ArcView, le vendite di cannabis legale aumenteranno del 64% tra il 2013 e il 2014, da 1,4 miliardi a 2,34 miliardi di dollari.Ancora una svolta antiproibizionista, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Dopo l’Uruguay, paese recentemente rimbalzato sulle cronache per aver legalizzato a livello nazionale la produzione e la vendita della “cannabis”, è una tra gli stati che si vanta di essere tra le democrazie più compiute e avanzate a provare questa sfida alla criminalità organizzata anche forse con malcelate esigenze di bilancio per il gran business connesso a tale commercio.Che forse sia giunto il momento anche per l’Italia di finirla con la bigotteria diffusa che nei fatti consente a migliaia d’italiani, spesso giovani e giovanissimi, di provare il “proibito” foraggiando le varie criminalità che dai ricchi e copiosi traffici di marijuana e derivati incassa milioni e milioni di euro ogni anno?