Secondo Trilogo relativo alla Direttiva per la Sicurezza delle Infrastrutture Stradali

Martedì 5 febbraio si è svolto il secondo Trilogo relativo alla Direttiva per la Sicurezza delle Infrastrutture Stradali. In quanto relatrice – afferma Daniela Aiuto Eurodeputata al Parlamento europeo – Gruppo EFDD – di questa proposta legislativa avevo sperato ardentemente di poter raggiungere un accordo nella serata di martedì in modo da chiudere questo file che mi sta particolarmente a cuore, tuttavia sia io che gli altri Deputati del Parlamento ci siamo resi conto da subito che ciò non era possibile.

Infatti, fin dai primi momenti della negoziazione abbiamo notato una mancanza di disponibilità da parte del Consiglio, e quindi degli Stati Membri, di trovare dei compromessi che siano effettivamente una sintesi di quanto noi chiediamo come Parlamento e la posizione degli Stati Membri.
Vorrei inoltre ringraziare i relatori ombra degli altri gruppi politici per aver mantenuto una posizione compatta e aver sostenuto fino in fondo la linea del Parlamento volta ad avere gli standard più elevati possibile in materia di sicurezza stradale.


Inoltre, come Parlamento – continua Daniela Aiuto – non abbiamo gradito che per via di resistenze interne al Consiglio non sia stato possibile un vero dialogo ma che ci sia stato fondamentalmente chiesto di accettare totalmente le loro condizioni annacquando eccessivamente la nostra proposta iniziale. In questo non è stata nemmeno d’aiuto la Commissione in quanto le proposte alternative prodotte sul momento erano impossibili da valutare immediatamente e senza un’attenta analisi, creando così uno stato di confusione generale.


Come Parlamento teniamo fortemente a questa Direttiva e a differenza delle altre parti intenzionate a trovare un accordo a tutti i costi, noi – conclude la Aiuto – abbiamo preferito prendere più tempo per raggiungere un accordo che preveda notevoli miglioramenti per quanto riguarda gli standard qualitativi relativi alla sicurezza e la protezione degli utenti stradali all’interno dell’Unione Europea, evitando anche che venga messa in pratica una differenziazione tra stati di serie A e stati di serie B.

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