Reddito cittadinanza/Candidati M5S: tutela le fasce deboli e supporta gli Enti locali. Centrodestra incosciente

Numeri alla mano, il Reddito di cittadinanza ha già dimostrato di essere una misura di sostegno e inclusione sociale di grande portata e grandissima importanza.
I due terzi degli oltre tre milioni di percettori del Reddito di cittadinanza sono minori, persone con disabilità e anziani; il restante terzo ha un’occupabilità scarsa anche a causa della scolarizzazione.
Inoltre – affermano in una nota i candidati alle politiche del M5S – secondo un’indagine dell’Istituto nazionale per l’analisi delle Politiche pubbliche, il 46 per cento dei percettori sono “lavoratori poveri”, cioè percepiscono uno stipendio così basso da dover essere integrato.
Di più. Chi attacca la misura sulle truffe deve sapere che già un rapporto della Guardia di Finanza diffuso a ottobre 2021, ha stimato in 15 miliardi di euro le truffe compiute in Italia nel biennio della pandemia, tra illeciti negli appalti pubblici, falsi invalidi, false dichiarazioni d’indigenza, pensioni incassate senza averne diritto. Ebbene, solo lo 0,8 per cento dell’intera somma riguarda il Reddito di cittadinanza.
Di tutto questo abbiamo discusso ieri con il coordinatore regionale del Movimento 5 Stelle Antonio Federico, con il portavoce in Consiglio regionale Fabio De Chirico e con l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Campobasso, Luca Praitano.
La misura ha già dimostrato la sua importanza, va quindi potenziata. E su questo piano il Movimento 5 Stelle, ad esempio, prevede l’aggiornamento dei parametri per le famiglie numerose e per le persone con disabilità.
Tutto ciò va accompagnato con il sostegno alle politiche attive. Lo sappiamo noi per primi visto che già nel 2019, nell’ambito della legge istitutiva del Reddito, il Governo Conte I stanziò 1 miliardo di euro per ammodernare i Centri per l’impiego e aumentare il personale prevedendo 11.600 nuove assunzioni entro il 2021. In tre anni, però, le Regioni “titolari” della gestione delle politiche attive del lavoro e dei Centri, hanno assunto solo 3.440 operatori: il 29 per cento. Se si pensa che 14 regioni su 20 sono in mano al centrodestra, si capisce che da anni è in atto un boicottaggio politico della misura.
Anche in Molise il piano di potenziamento dei Cpi è lentissimo. Il riparto finanziario alla nostra regione ha già erogato nel 2019 una somma complessiva di circa 3 milioni di euro di cui 2 milioni sono stati spesi per un piano costi che riguarda solo il livello infrastrutturale. Ma, soprattutto, troppo poco è stato fatto sulle assunzioni: nessun contratto stabile, solo collaborazioni rinnovate ogni pochi mesi.
Insomma il Molise è in ritardo, un vero potenziamento dei Centri per l’impiego non è mai partito e, a quanto pare, la Regione non fa nulla per ottenere le altre risorse economiche disponibili.
Per fortuna il Reddito di cittadinanza continua ad estendere i suoi benefici a chi è in difficoltà, ma anche agli enti locali.
Un valido esempio arriva da Campobasso. Grazie al Reddito di cittadinanza i 24 Comuni dell’Ambito territoriale sociale hanno potuto avviare circa 188 Progetti utili alla collettività, mentre il solo Comune campobassano ha attivato addirittura 256 Puc dando lavoro a circa 300 persone. Persone che al momento sono impiegate nella manutenzione del verde pubblico e dei beni comunali, nel settore scolastico, nel digitale, nelle politiche sociali e nelle attività culturali. Persone che ritrovano dignità e lavorano per l’intera comunità.
Dunque, il Reddito di cittadinanza aiuta i cittadini in difficoltà ma supporta anche gli enti locali; va potenziato ma va pure svincolato da logiche politiche di parte che ne frenano i benefici.
Il Movimento 5 Stelle ha dato questa misura di civiltà al Paese ed è l’unica forza politica ad avere la credibilità per parlarne, potenziarla e renderla stabile.

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