Nel contempo, la nostra regione è alle prese con l’ipocrisia di chi non ha capito o finge di non capire che una fase storica si è chiusa in via definitiva e non solo per una salutare alternanza di governo. Il crollo dei trasferimenti finanziari da Roma unito alle politiche di austerità sociale, di smantellamento delle province e alle stroncature degli ultimi Bilanci della Regione da parte della Corte Costituzione, segna l’avvio di una nuova fase in cui tutto si può fare fuorchè replicare le politiche espansive finanziate con fondi pubblici. Il Molise è costretto ad onorare debiti per importi elevatissimi contratti in anni di attività istituzionale in cui nessuno ha avuto il coraggio di dire no a tutti. La pletora di soggetti cresciuti grazie alla greppia bonaria che distribuiva occupazione in cambio di clientele deve mettersi l’anima in pace per la banalissima ragione che nessun governo regionale potrà continuare a pagare con soldi che non ha, che non ci sono e che non arriveranno più. Nel dibattito politico è scomparso il miliardo e duecentonovantaseimilioni contestati dalla Corte Costituzionale ed il timido tentativo di studiare in modo unitario lo stato dei conti pubblici in Consiglio Regionale è immediatamente abortito. L’unica strada possibile che ha il Molise davanti a sé è quella aspra e amara della verità fatta di sacrifici, di condivisione di un nuovo assetto istituzionale più snello ed efficiente, di creazione di ricchezza attraverso l’impresa, lo studio, la formazione ed il lavoro. Una nuova sanità pubblica di qualità, delle scuole sicure, un sistema universitario innovativo, delle infrastrutture materiali e immateriali avanzate, dovranno essere costruite tutti insieme avendo il coraggio di guardare più al futuro che al passato.
Michele Petraroia