Molise, ripartire con pazienza, per costruire una forte sinistra politica, sociale, sindacale, di classe ed anticapitalistica

Riceviamo e pubblichiamo
Le ultime regionali riconsegnano il Molise alla destra: l’ennesimo comitato esecutivo della borghesia molisana che si appresta a governare la regione; nulla di buono si prospetta per la classe lavoratrice, per i disoccupati, precari, pensionati, anziani, disabili e piccoli lavoratori autonomi che vivono gravi disagi economici e sociali, dal lavoro al basso reddito per vivere, al diritto alla cura e alla casa, alla scuola, ai servizi essenziali locali sempre più tagliati.
Nella loro alternanza regionale, tra la destra e il “centrosinistra” a guida PD già Ds – PDS, sin dagli anni ’90, oltre ad attuare sul piano territoriale le leggi antioperaie e antisociali emanate dai governi confindustriali, hanno solo gestito la spartizione delle risorse regionali a beneficio delle varie consorterie economiche, dai crack con padroni arricchiti e fabbriche svuotate, alle mega folli opere “in odor di cricca” , alla sanità privata. Un’omogeneità politica che ben spiega il facile “cambio di casacca” nel Molise, mentre i disastri sociali e ambientali sono ormai evidenti.
Per questo sin dagli anni ’90 la nostra area si oppose anche alla sciagurata entrata del PRC Molise nelle prime giunte di “centrosinistra” – e nei correlati governi centrali, espressione dei grandi interessi capitalistici- .
Vero che per la vittoria elettorale della destra molisana, con lo scarto di 5 punti sul M5S, tecnicamente, sono stati decisivi i meccanismi distorsivi di moltiplicazione dei voti su nove liste di coalizione a fronte di una, le storiche reti molisane di voto non libero, i voti canalizzati dai sindaci dei piccoli comuni soprattutto nella provincia di Isernia, i voti nell’area venafrana dove prevale il potente gruppo politico imprenditoriale di Patriciello, peraltro ribaltando la vittoria elettorale ottenuta dal M5S proprio nel Molise alle recenti politiche.
Nondimeno il governo TOMA rimane un “governo di minoranza”, non solo perché la destra sotto il profilo degli interessi rappresenta la ristretta classe agiata locale, come sarebbe stato con il PD, ma perché la metà degli elettori molisani ha rifiutato il voto: malcontento sociale, sganciamento da meccanismi elettorali-clientelari, istintiva sfiducia nelle istituzioni dei padroni in questa finta democrazia.
Sicché, grazie alla legge truffa maggioritaria, la destra con il solo 23% del corpo elettorale ha in mano il 62% del consiglio regionale; come accaduto al Consiglio Comunale di Isernia.
D’altro lato la disfatta del PD e del renzismo non ha trovato una sinistra molisana in cui raccogliersi. Ampi settori popolari e di classe lavoratrice, anche di sinistra, hanno riversato le loro speranze nel M5S: chi in contrapposizione ai “vecchi partiti” che hanno tolto l’articolo 18 e hanno portato la pensione a 70 anni; chi per sfiducia verso una finta sinistra irriconoscibile, complice di questa rapina. Chi prendendo per buone le promesse di Di Maio: “basta alleanze con i partiti della casta, al centro un programma di svolta”.
Ma già a due mesi dalle politiche, delle promesse del M5S non è rimasto nulla; ed anzi tutto appare capovolto: Di Maio è disposto ad allearsi con ogni partito della “casta” (dallo xenofobo Salvini a Renzi) pur di guidare il governo; il programma è stato riformulato per rassicurare i poteri forti.
E ora Confindustria, banchieri e giornali benedicono il M5S e chiedono al PD di sostenerlo, così come fanno l’UE e gli ambienti NATO: tutti nemici delle classi lavoratrici e meno agiate, che in questi anni si sono arricchiti a loro spese.
I padroni hanno solo cambiato cavallo per restare in sella. Dietro il fumo delle promesse sociali acchiappa voti su Fornero e reddito di cittadinanza, c’è un programma reale di segno opposto: nuova riduzione delle tasse per i profitti, continuità del pagamento del debito alle banche, rispetto dell’UE dei capitalisti, tutela della NATO (bombardamenti inclusi).
E tutto ciò non poteva non riflettersi anche sul piano di un governo regionale del M5S.
Che fare allora ? E’ evidente la nostra attuale estrema difficoltà e debolezza.
Ma non abbiamo altra scelta che ripartire con pazienza, per costruire una forte sinistra politica, sociale e sindacale molisana, di classe ed anticapitalistica.
Il malcontento sociale generato dal capitalismo, ormai fallito, in queste elezioni molisane ha trovato diverse espressioni: nel 50% di astensione, nelle suddette illusioni grilline, nelle false e fuorvianti campagne antimigranti della destra.
E’ perciò essenziale legare le battaglie locali a provvedimenti anticapitalisti che investano anche il piano del governo nazionale e più generale.
Una giunta regionale che rappresenti solo il cambio dell’ amministratore delegato del governo capitalista centrale (sia la destra, sia il “centrosinistra”, sia il M5S) serve solo a gestire tagli e politiche antisociali a livello locale: se si vogliono liberare risorse per le azioni sul piano regionale volte all’occupazione e allo sviluppo dei servizi essenziali, occorre una svolta radicale.
Un governo regionale che pianifichi democraticamente sotto il controllo sociale e dei lavoratori, gli interventi necessari sul territorio (occupazione, sanità, ambiente, viabilità, scuola, servizi sociali e alla persona e via dicendo) può farlo solo nella prospettiva di un governo centrale dei lavoratori, unico in grado di recuperare le risorse necessarie a tali scopi, abolendo il debito pubblico verso le banche e nazionalizzarle, recuperando così anche i miliardi evasi, abbassando le tasse per le classi lavoratrici e meno agiate per recuperale dai ceti possidenti, espropriare le aziende in crisi (e i padroni arricchiti a loro spese) o che licenziano dopo aver depredato fondi pubblici.

Solo su queste basi la sinistra politica, sociale e sindacale, può preparare anche nel Molise una mobilitazione unitaria, radicale, di massa, sulle centrali rivendicazioni dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, nella prospettiva di un governo regionale dei lavoratori, nella prospettiva di un’altra società, libera dai padroni e dallo sfruttamento.

Il PCL Molise sia pure con le sue modestissime attuali forze, si batte per questa prospettiva.

Il coordinatore del P.C.L. MOLISE
Tiziano Di Clemente

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