Minori stranieri non accompagnati, l’intervento del presidente Toma

«Il confronto di oggi si svolge in concomitanza con la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, istituita con la Convenzione ONU sui Diritti del fanciullo del 1989.
Bene ha fatto il garante regionale dei diritti della persona, Leontina Lanciano, che ringrazio, a organizzare questo evento finalizzato a fare il punto sullo stato di attuazione di una norma, la legge 7 aprile 2017 n. 47, che ha introdotto alcune misure importanti in tema di presa in carico dei minori stranieri non accompagnati.
Sulla condizione dei minori, siano essi stranieri o italiani, si sono accesi i riflettori in questi ultimi anni: basta leggere il recente rapporto Caritas sulla povertà, che parla di 1.200.000 minori in situazione di povertà assoluta in Italia, o quello di Save the Children, che riporta dati altrettanto preoccupanti sulla povertà educativa dei minori, soprattutto nelle grandi periferie urbane e in tutto il Sud Italia, per rendersi conto che sulla reale inclusione dei minori si giocano importanti prospettive per il nostro Paese e per la nostra regione.
La perdurante crisi economica ha accentuato il disagio e l’emarginazione di moltissime famiglie e i minori sono i primi a pagarne le conseguenze.
Occorre attivare, a livello nazionale e locale, iniziative strutturate e condivise per rispondere a questa realtà che spesso assume aspetti drammatici.
Una riproposizione delle azioni avviate con la legge 285/97 (Interventi per la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza) o del Piano nidi 2009/2012, misure diffuse per contrastare l’abbandono scolastico, strumenti di contrasto alla povertà (Reddito di inclusione-REI) potrebbero e possono costituire risposte utili a ridurre i fenomeni di emarginazione.
La legge 47/17 ha introdotto la figura del “tutore volontario” dei migranti stranieri non accompagnati e mi risulta che il garante abbia attivato in passato uno specifico percorso formativo proprio per questa figura. Un ringraziamento ai tanti volontari che, aderendo a questo percorso, hanno fatto una scelta importante, impegnativa e difficile, che presuppone passione, competenza, spirito di servizio, in quanto impone di rappresentare i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio regionale, di accompagnarli nelle varie attività quotidiane, di assicurare il loro benessere, di fungere da raccordo tra i soggetti istituzionali e il minore stesso.
Il tutto, occorre sottolinearlo, come affermato dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, nel “superiore interesse del minore”.
Gli ultimi dati disponibili attestano che nelle varie strutture regionali (SPRAR e Comunità alloggio) sono presenti circa 200 minori stranieri non accompagnati, a fronte di una presenza complessiva di migranti di poco superiore alle 3000 unità.
Attualmente, sono attive sul territorio 73 strutture, di cui 36 in provincia di Campobasso e 37 in quella di Isernia, con alcuni SPRAR dedicati proprio all’accoglienza dei minori non accompagnati.
Bisogna ora verificare quali saranno gli effetti del cosiddetto Decreto Sicurezza su questa realtà.
La Regione, all’interno del quadro normativo e regolamentare, ha inteso definire i requisiti di qualità per il rilascio, che è competenza esclusiva dei Comuni, dei provvedimenti di autorizzazione e di accreditamento alle strutture che si candidano a gestire l’offerta residenziale a favore dei minori stranieri non accompagnati, proprio in ragione delle esigenze particolari di queste persone.
Per la verità, tranne alcuni progetti pilota, le indicazioni regolamentari dettate dalla legge 13/14 (Legge di riordino degli interventi e dei servizi sociali) non fanno, com’è giusto che sia, distinzione tra minori italiani e minori stranieri non accompagnati; tutte le strutture devono possedere requisiti organizzativi, funzionali e strutturali analoghi per ottenere l’autorizzazione al funzionamento e l’accreditamento e garantire servizi efficaci e di qualità.
Rispetto alle previsioni della legge 47, sarebbe interessante capire che tipo di ricadute possa avere sul tessuto sociale molisano l’istituto dell’affidamento familiare; in tale direzione è prevista un’attività di sensibilizzazione e formazione delle persone disponibili, sebbene sia un processo difficile e complesso che, fino ad oggi, non ha dato riscontri particolarmente positivi anche rispetto all’affido di minori molisani».

Lo ha detto il presidente della Regione Molise, Donato Toma, nel suo intervento all’incontro “Competenze a confronto: tutori volontari e Centri accoglienza minori a un anno dalla Legge 47/2017”, che ha avuto luogo ieri pomeriggio presso la Sala Parlamentino del Palazzo della Regione di Via XXIV Maggio a Campobasso.

 

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