Boom di alcol e droga tra i giovani, Di Lucente: basta negare la realtà, anche la Regione faccia la sua parte nella lotta al consumo di stupefacenti

C’è una ragazzina di soli 13 anni che, dopo l’analisi del sangue, risulta positiva al consumo di cocaina. Il giorno dopo la polizia individua a segnala spacciatori che cedono dosi a giovanissimi. Succede da noi in Molise. Succede tutti i giorni ormai. Sono episodi che rappresentano la punta di un iceberg enorme, ovvero  quello del consumo di stupefacenti tra i giovanissimi che ormai ci vede totalmente impreparati ad affrontare il fenomeno” spiega Andrea Di Lucente consigliere regionale dei Popolari per l’Italia. 
“I dati che vengono fuori a livello nazionale lasciano a bocca aperta. Dal 2015 al 2017 c’è stato un +39% dell’uso di stupefacenti tra i giovani. L’Italia è al secondo posto a livello europeo per uso di alcolici tra i minorenni e il primo bicchiere di alcol da noi si beve anche a 11 anni. 
Ho parlato con insegnanti delle scuole medie (e mamme) preoccupate perché i ragazzi con cui sono a contatto ritengono che l’uso di superalcolici sia un fatto del tutto normale: lo considerano come bere un bicchiere d’acqua. E noi adulti non riusciamo a farglielo capire che, invece, si tratta di atteggiamenti pericolosi. Di scelte di vita che condizionano tutto il resto. Non riusciamo a farglielo capire che perdere il controllo è un attimo, che tornare indietro è un sacrificio enorme e richiede anni. 
Da padre, prima ancora che da consigliere regionale, sono fortemente preoccupato. Abbiamo parlato di tavoli tecnici, di Conferenze regionali per la lotta alle tossicodipendenze, ma di fatto risultati non se ne ottengono. Anzi. La situazione sfugge sempre più di mano, diventando un’emergenza dalla quale potremmo non riuscire a tornare indietro. 
L’appello che lancio è a tutte le forze politiche, affinché venga accelerato l’iter per arrivare ad una strategia condivisa con tutti gli attori in ballo. La sensazione che si procede per tentativi caotici, senza una strategia dietro, è davvero alt. La Regione da sola può poco, anche in virtù delle ristrette competenze in materia. Può, però, mettere insieme gli attori che si occupano di prevenzione e stilare un piano. 
Ho particolarmente apprezzato il “nuovo corso” che il procuratore generale D’Angelo ha dato alla lotta allo spaccio: è lui, in prima persona, che racconta ai ragazzi quello che vede nel suo lavoro. Che spiega loro, con parole semplici, quanto anche fumare erba sia pericoloso. Anche la Regione deve uscire allo scoperto, non può più trincerarsi dietro tavoli tecnici e formule ampollose. E’ necessario iniziare a fare la propria parte per sostenere associazioni, forze dell’ordine e scuola nella sensibilizzazione dei giovani”.

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