Area Matese: se una Regione non ce la fa a garantire la tutela dei livelli essenziali interviene lo Stato sostituendosi agli organi regionali

Quando i grandi temi sociali diventano armi politiche non convenzionali succede quello che oggi è, per buona parte, la protesta per la sanità molisana. Scelte di ordine nazionale vengono sezionate in tante scelte regionali, e gli avamposti locali, più o meno dichiarati, si muovono di conseguenza.

Così potete vedere gli organi d’informazione che quasi quotidianamente accendono i riflettori su mediocri personaggi, addirittura ex vertici istituzionali e di partito, che hanno enormi responsabilità in merito allo stato della sanità molisana. Non solo. Gli stessi personaggi li potete vedere in bella mostra nelle manifestazioni sulla  sanità pubblica, che essi stessi hanno contribuito ad affossare, liberi di poter continuare a mentire ai cittadini ed apparire, con il paravento di associazioni e movimenti, quali esponenti politici con in tasca la soluzione per riparare ai  danni che hanno causato.

In realtà quello che è avvenuto nel Molise, e che ancora avviene grazie ad una politica che sa sfruttare a proprio vantaggio la protesta sociale, genuina o presunta che sia, è una situazione che, pur nella evidente gravità, si verifica spesso nella società. La nostra sanità ha una sintesi:

1) un debito pubblico che i cittadini, pagano senza averne alcuna responsabilità, e quindi mancanza cronica di fondi per organizzare sul territorio la sanità regionale secondo una visione locale (e fino a quando il debito, illegittimamente imposto, non verrà saldato, cosa che non avverrà mai, non ci sarà alcuna autonomia decisionale locale);

2) uno spostamento dell’asse di responsabilità dal Governo nazionale a quello regionale. Questo lo abbiamo detto più volte: l’amministrazione regionale ha colpe gravi in tutti i campi dell’intervento pubblico, ma sulla sanità non ha poteri operativi, per cui dopo aver detto per 10, 20, 1000 giorni che sono incapaci bisogna pure che si indichi una strada per andare avanti visto che le decisioni si prendono a Roma e non a Campobasso;

3) circa due anni fa, ci fu un incontro tra Movimenti ed Associazioni  in Piazzatta Palombo, a Campobasso, e si discusse di sanità. Facemmo presente quella che è una verità evidente, e cioé che fino a quando ci tengono illegittimamente sotto scacco con un debito sanitario generato da Commissari di nomina governativa è inutile fare piani che poi non si possono portare avanti per mancanza di fondi. Ma questa pre-condizione pare non interessi a chi vuole la “sanità pubblica” nel Molise. La politica non vuole che ci siano pretese in merito a risarcimenti per il debito sanitario pagato e il fermo dei pagamenti successivi, e ciò perchè il discorso si allargherebbe alle altra Regioni che hanno debiti sanitari consolidati in regime commissariale, per cui non se ne deve parlare;

4) questo inspiegabile atteggiamento trova conferma anche in merito ad un altro nostro intervento sul regime costituzionale delle competenze nel settore della sanità. E in effetti, a prescindere dalle tante confusioni, molte frutto di precise volontà, il sistema disegnato dalla nostra Costituzione  è semplicissimo: la sanità è uno dei settori per i quali, con la riforma del Titolo V, II parte, della Costituzione, la competenza esclusiva dello Stato e diventata competenza concorrente con le Regioni (art. 117).

Ma è anche vero che è prevista una norma di salvaguardia (che interessa proprio il Molise in questo momento di grave criticità): se una Regione non ce la fa a garantire  la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali interviene lo Stato sostituendosi agli organi regionali (e non alla Regione, che è cosa ben diversa). Naturalmente non c’è bisogno che si arrivi alla catastrofe prima che ci sia l’intervento sostitutivo statale, ma basta anche la semplice pre-valutazione in prospettiva.

Potete capire che una regione come il Molise, che è in piano di rientro dal 2009, non può sostenere interventi efficienti in regime di straordinarietà da eventi pandemici. Ed è anche vero che situazione straordinarie di interesse nazionale sono gestite esclusivamente dallo Stato. Anche su questo c’è il totale silenzio di chi vorrebbe agire per la sanità pubblica, nel senso che, a parte qualche timido richiamo, non c’è alcuna protesta nei confronti dello Stato.

Conclusioni. Il discorso, naturalmente è molto più lungo, ma non più complesso. Però, se si volesse trarre una sintetica conclusione, verrebbe da dire:  se la Regione sbaglia 99 volte su 100 e tu, soggetto impegnato per la sanità pubblica, l’attacchi solo su quel 1% in cui non ha specifiche responsabilità, allora sorge spontaneo il teorema Andreotti, adattato alla questione trattata: a pensar male degli altri si fa peccato, ma in politica quasi sempre ci si azzecca.

Il portavoce di Area Matese

Alfonso Mainelli

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