Acqua alla Puglia, Manzo: l’oro blu del Molise vittima di una politica miope

Dopo alcuni mesi ho ritenuto non più procrastinabile discutere l’interpellanza sulla cessione delle acque dell’invaso di Occhito alla vicina Puglia. Nell’ultima seduta del Consiglio regionale ho chiesto ed ottenuto l’immediata discussione dell’atto e la risposta della Giunta, affidata all’assessore Niro, che ha confermato le azioni mai messe in campo: mancano dati certi sulla quantità disponibile della risorsa acqua, nonché una strategia politica e la relativa programmazione integrata. È emerso chiaramente che nulla è stato fatto per risolvere una questione che ci trasciniamo da 42 anni: gli accordi sottoscritti nel 1978 e ratificati nel 1989 tra le regioni Molise e Puglia non sono stati altro che belle parole. Che, pur anticipando un valore solidaristico di cui andare fieri, sia chiaro, non sono mai state concretizzate. Chiacchiere, seppur oggetto di atti ufficiali: l’acqua ceduta alla Puglia, da allora ad oggi, non è stata mai oggetto di alcun ristoro in termini infrastrutturali, nonostante le due mozioni (del 2015 e del 2017) votate all’unanimità nella passata legislatura. Nel labirinto di normative, decreti e direttive europee che sono intervenuti nel frattempo – per garantire la salvaguardia, la tutela e il miglioramento dei corpi idrici – grazie all’interpellanza che ho presentato cinque mesi fa, si è finalmente capito che per le giuste e legittime richieste della Regione Molise dovremo attendere la revisione del piano di gestione, che avverrà alla fine del 2021. Non possiamo farci trovare impreparati, questo è evidente, né tantomeno dobbiamo dimenticare gli esiti di questa cessione utradecennale e del tutto gratuita: venti milioni di metri cubi d’acqua dall’invaso di Occhito alla Puglia, dalla fine degli anni 70 ad oggi, per le necessità delle popolazioni vicine (uso potabile e irriguo) e l’assenza di una infrastruttura indispensabile per i nostri consorzi e agricoltori potrebbero essere le concause della crisi di un settore vitale per l’economia di una regione a vocazione agricola. Il nostro ‘oro blu’ avrebbe dovuto essere il pilastro di un tessuto imprenditoriale, che avrebbe potuto creare e garantire lavoro, opportunità e futuro, anche in termini ambientali. Nel frattempo, però, il livello dell’invaso di Occhito continua pericolosamente a scendere, mentre del ristoro in termini infrastrutturali non si vede nemmeno l’ombra. Dovremo attendere un altro anno e mezzo per rivedere i piani di gestione e riprendere il ragionamento sulle tariffe, con le quali cediamo l’acqua anche alla Campania e al Lazio? Ora, mentre i nostri campi soffrono la sete, spunta anche l’ennesimo tentativo di prelevare l’oro blu del Molise, questa volta dal Liscione. Un altro progetto che la Regione Puglia è assai determinata nel portare a compimento. Ma quali i rischi per i nostri agricoltori, per le nostre necessità irrigue e potabili, per la nostra risorsa che non è inesauribile? Fatto salvo l’aspetto solidaristico sul quale, è evidente, non ci sono dubbi né ripensamenti, ritengo che ora occorra davvero prepararsi per l’appuntamento con la revisione dei piani di gestione, nella considerazione della indispensabile revisione delle tariffe, del recupero delle somme non incassate e del futuro ristoro in termini infrastrutturali, al quale abbiamo rinunciato per 42 anni. Il governo regionale dovrebbe riflettere sui dati snocciolati in Aula: attualmente il volume idrico trasferito fra le regioni del distretto idrogeografico dell’Appennino meridionale è stimato in 830 milioni di metri cubi; di questi, ben il 28 per cento arriva dal Molise. Siamo, in sostanza, l’unica regione che eroga acqua senza riceverne. È quindi legittimo attuare ogni forma di tutela per la nostra regione ed evitare ogni approssimazione: ci vogliono attenzione, responsabilità e visione futura per le generazioni di domani. Il tema delle risorse idriche, sul quale dobbiamo far valere i nostri diritti, deve arrivare subito in Consiglio, il luogo deputato alla programmazione e all’individuazione delle strategie migliori per i territori e per chi li abita.

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