Usa-Cina, è guerra commerciale. Dazi incrociati per 50 miliardi. E ora che cosa succede all’Italia?

Decisione di Trump di imporre una tassa del 25% sulle importazioni di merci cinesi. Washington ha stilato un elenco di 1.300 prodotti, inclusi robot e attrezzature per le telecomunicazioni. Immediata replica di Pechino: «Misure di pari forza»

www.corriere.it

Scintille fra Washington e Pechino con una nuova possibile escalation delle tensioni dopo che l’amministrazione Trump ha proposto dazi del 25% sulle importazioni di merci cinesi per un valore di 50 miliardi di dollari. L’Ufficio per il commercio americano ha pubblicato un elenco di 1.300 prodotti cinesi, inclusi robot industriali e attrezzature per le telecomunicazioni, oggetto della misura, che è stata proposta per la presunta violazione della proprietà intellettuale americana da parte di Pechino. Misura che può entrare in vigore soltanto dopo un periodo di valutazione pubblica il cui limite è fissato al prossimo 11 maggio. Ma è un passo risoluto nella annunciata direzione, da parte dell’amministrazione Usa, per contrastare quello che addita come pratiche commerciali inique e ingiuste da parte di diversi paesi fra cui la Cina. Immediata la reazione di Pechino: il ministero del Commercio cinese «condanna con forza e si oppone fermamente» ai nuovi dazi Usa proposti per colpire fino a 50 miliardi di dollari di beni importati assicurando azioni di rappresaglia di pari portata.
«Prepareremo misure uguali per i prodotti americani sulla stessa scala» in linea con le normative cinesi sul commercio, ha affermato un portavoce in una nota diffusa dall’agenzia Nuova Cina. Nelle scorse ore la Casa Bianca aveva scandito a sua volta l’affondo a Pechino, criticando i contro-dazi cinesi in risposta a quelli americani su acciaio e alluminio: «invece di mettere nel mirino l’export Usa commercializzato correttamente, la Cina deve cessare le pratiche scorrette che stanno danneggiando la sicurezza nazionale Usa e distorcendo i mercati globali», aveva riferito Lindsay Walter, uno dei portavoce della presidenza. «I sussidi della Cina e la costante sovrapproduzione sono la causa principale della crisi dell’acciaio», aveva aggiunto. Il presidente Trump poi, davanti alle telecamere a margine di un incontro alla Casa Bianca con i presidenti dei tre paesi baltici aveva ribadito: «Lavoreremo con la Cina, negozieremo con la Cina».

Commenti Facebook