Troppi rischi, l’Italia ci ripensa: no all’invio di soldati in Libia

Gli italiani non saranno per ora mandati a difendere Onu e esecutivoPossibili le azioni di truppe speciali. Tutto l’impegno sulla diplomazia
di Fiorenza Sarzanini www.corriere.it

Il contingente militare che dovrà garantire la sicurezza della sede Onu in Libia arriverà dal Nepal. In attesa che la situazione si stabilizzi, l’Italia non prevede l’invio di soldati. La conferma è arrivata in queste ore, alla vigilia del vertice di Vienna che dovrà studiare un percorso di sostegno al governo guidato da Fayez Serraj. Troppo alti sono i rischi, troppo forte il pericolo che i reparti stranieri diventino bersagli di attacchi. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi decide dunque di tenere la linea che aveva già anticipato nelle scorse settimane spiegando che «di fronte alle pressioni per andare in Libia abbiamo scelto una strada diversa». L’impegno del nostro Paese segue il percorso della diplomazia, non a caso la Farnesina ribadisce in una nota che «obiettivo prioritario rimangono l’unità e la stabilizzazione della Libia» e di questo discuteranno in Austria dalle delegazioni guidate dal segretario di Stato Usa John Kerry e dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
I report dal campo
In vista del decreto di finanziamento delle missioni all’estero che dovrà essere approvato questa settimana, si sono intensificate le consultazioni tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e i ministri competenti. Sono stati analizzati i report dei comandi delle forze armate e dell’intelligence proprio per avere un aggiornamento sulla situazione libica che tenesse conto degli equilibri politici dopo l’insediamento del nuovo governo e soprattutto della possibile minaccia fondamentalista nei confronti dei reparti militari stranieri.
Le informative confermano una instabilità ancora molto evidente, ribadiscono l’alta probabilità che soldati provenienti da Europa e Stati Uniti potrebbero essere vissuti come veri e propri invasori, quindi esposti a ritorsioni, pur muovendosi in una cornice voluta dall’Onu. E dunque il governo decide di non rischiare. Rimane la possibilità, prevista da un provvedimento firmato dallo stesso Renzi, di utilizzare nuclei speciali per missioni segrete. Ma per quanto riguarda gli altri compiti di vigilanza e addestramento la scelta è quella di prendere tempo.

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