Raccolta differenziata ad Isernia. Di Clemente: necessaria una gestione comunale pubblica e controllata

Il P.C.L. di Isernia da tempo immemorabile aveva proposto l’avvio della raccolta differenziata porta a porta, in una gestione comunale pubblica e democraticamente controllata; anche per questo portò avanti la propria opposizione radicale, verso quella disastrosa giunta di destra che ci ha fatto perdere dieci anni, senza mai avviarla. Senza mai rispondere, ci inondarono solo di deliranti querele, tutte miseramente fallite, come spropositato attacco alle nostre libertà di espressione politica.  Non a caso, per questo ed altro, avevamo definito quella giunta di destra come la più nefasta e reazionaria che Isernia avesse mai avuto dal dopoguerra ad oggi.
Ma pur prendendo atto che finalmente la nuova giunta abbia avviato tale raccolta differenziata, nondimeno  possiamo esimerci da alcune osservazioni, sulle scelte dell’assessore all’ambiente del PD che, in continuità con la precedente giunta, si affida in via definitiva alla privatizzazione, segnatamente  al monopolio privato locale. E quando entrano in campo le logiche del mercato, come è noto, gli interessi della collettività soccombono di fronte alle leggi del profitto.  Tralasciamo alcuni gravi disagi che erano evitabili, come la carenza dei sacchetti appositi e dei bidoni che dovevano essere predisposti prima dell’inizio della raccolta, la carenza di assistenza ed informazione al primo impatto, soprattutto per le persone più anziane e disagiate.
Ciò premesso, poniamo le seguenti questioni, anche se dobbiamo noi stessi approfondirle non appena acquisite maggiori informazioni, invero non facilmente reperibili come dovrebbe essere.  Con contratto di appalto rep. 2998  del 18 giugno 2014, è affidato alla  ditta privata “il servizio gestione integrata dei rifiuti solidi urbani, degli assimilati  e dei materiali da avviare a recupero del comune di Isernia ” per la durata di sei anni, per l’importo di € 1.732.500,00 annuo + Iva,  pari a € 144.375,00 mensile  + IVA. In esso si specifica che tale compenso è parametrato sui servizi della vecchia modalità gestione, tra cui il conferimento dei rifiuti nella discarica Tufo Colonoco.  Essendo cambiata, da fine anno, la modalità di gestione con l’introduzione della  raccolta differenziata porta a porta, di molti oneri è stata sgravata la ditta, come ad esempio: azzeramento o riduzione dell’enorme costo della discarica per i rifiuti differenziati; ritiro a giorni alterni con servizio (gratuito) svolto dall’utente di selezionare i rifiuti in separate buste, predisporli con pulizie ad hoc per plastica, vestro ecc.,  trattenerli in casa per il tempo necessario; costo dei sacchi appositi caricato interamente sull’utenza; quant’altro noto. In pratica è come se gli utenti “lavorassero gratis” per la ditta privata, conferendo i rifiuti differenziati che, infatti, sono la materia prima di un riutilizzo economico, industriale o agricolo, con conseguenti ricavi.Orbene, nonostante tali vantaggi economici il compenso della Ditta è rimasto lo stesso, perché nel contratto stipulato a giugno non è stata disciplinata la variazione al ribasso del costo del servizio, per i suddetti probabili extraprofitti realizzabili rispetto a prima, e tale costo che corrisponde al ricavo della Ditta, verrà interamente addebitato agli utenti in forma di tassa sui rifiuti.
Insomma, è come se gli utenti fornissero una “materia prima” su cui lucrare, ma senza essere compensati, quanto meno sotto il profilo della riduzione della TARI e della TASI  per le classi lavoratrici e meno agiate. Neanche i sacchetti sono stati posti a carico della ditta.
Pertanto ribadiamo la nostra proposta:
1)- Rendere subito note le quantità e le destinazioni dei rifiuti differenziati raccolti, ed il ricavato del loro utilizzo da parte della Ditta, nonché rivedere l’intero rapporto contrattuale sotto il profilo dei costi caricati sulla collettività a vantaggio dell’appaltatore;
2) In prospettiva, riorganizzare la raccolta differenziata porta a porta, in una gestione comunale pubblica e democraticamente controllata, libera dal profitto privato, facendo sì che il ricavo economico della materia  differenziata ritorni nelle casse comunali, funzionale alle esigenze della collettività soprattutto per la parte meno agiata, e della sana occupazione.

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