Lotto Zero/ La lettera del Vescovo di di Isernia-Venafro mons. Cibotti

come Vescovo della Diocesi di Isernia-Venafro, scrivo a nome di questa Chiesa locale.
Non posso rimanere in silenzio, infatti, di fronte a quanto sta avvenendo nel nostro
territorio, perseguendo un progetto che viene presentato per lo sviluppo dello stesso,
senza tener conto delle gravi conseguenze che il territorio potrebbe subire, in nome di
una modernizzazione della viabilità della Regione.


Papa Francesco, nella Enciclica “Laudato Si’”, così si esprime: “Quando compaiono
eventuali rischi per l’ambiente che interessano il bene comune presente e futuro,
questa situazione richiede «che le decisioni siano basate su un confronto tra rischi e
benefici ipotizzabili per ogni possibile scelta alternativa». Questo vale soprattutto se
un progetto può causare un incremento nello sfruttamento delle risorse naturali, nelle
emissioni e nelle scorie, nella produzione di rifiuti, oppure un mutamento significativo
nel paesaggio, nell’habitat di specie protette o in uno spazio pubblico ” (LS 184).
Mi riferisco in particolare all’appalto e progettazione del cosiddetto “Lotto Zero” S. S.
17, collegamento bivio di Pesche – lotto 1 s. s. Isernia Castel di Sangro.


Rispetto a tale progetto, siamo di fronte ad una scelta politica: è indispensabile
valutare l’utilità pubblica dell’opera, soppesandola con la sua dannosità, sotto il profilo
ambientale e paesaggistico, valutando attentamente parametri quali consumo del
suolo, del verde, degli alberi e interferenza con le sorgenti di San Martino. Inoltre, non
si può valutare adeguatamente la situazione, se non la si considera anche sotto il
profilo erariale: ad oggi la spesa si attesta sui 4 milioni di euro per la sola
progettazione cui vanno sommati circa 170 milioni di euro per la realizzazione dell’opera, il tutto al fine di collegare un tratto di soli 5 Km tra il bivio di Pesche e
quello di Miranda, con sette-otto viadotti e due gallerie.

Se volessimo scendere nel dettaglio, correndo il rischio di un calcolo fin troppo semplicistico, questo vorrebbe dire che siamo dinanzi a un costo che si attesta sui 34,8 milioni di euro a Km.

Sempre la “Laudato Si’” recita: “In ogni discussione riguardante un’iniziativa
imprenditoriale si dovrebbe porre una serie di domande, per poter discernere se
porterà ad un vero sviluppo integrale: Per quale scopo? Per quale motivo? Dove?
Quando? In che modo? A chi è diretto? Quali sono i rischi? A quale costo? Chi paga le
spese e come lo farà? In questo esame ci sono questioni che devono avere la priorità.
Per esempio, sappiamo che l’acqua è una risorsa scarsa e indispensabile, inoltre è un
diritto fondamentale che condiziona l’esercizio di altri diritti umani. Questo è
indubitabile e supera ogni analisi di impatto ambientale di una regione”(LS 185).


Stando così le cose, quest’opera rischia di rappresentare un danno, sotto il profilo della
inopportunità politica, sociale, ambientale e erariale: ci sarebbe un’enorme spreco di
denaro pubblico se venissero impiegati 174 milioni di euro per collegare, per soli 5
Km, territori già provvisti di viabilità; ci sarebbe un enorme consumo del suolo, del
verde e degli alberi, con una conseguente cementificazione selvaggia della zona, se si
includono viadotti e gallerie.

Inoltre, se tali considerazioni non fossero sufficienti,
potrei aggiungere che tutto questo sembra in netta antitesi con due Delibere della
Giunta Comunale di Isernia (n.62 del 18 marzo 2005 e n. 166 del 01 settembre 2006),
per la realizzazione di un “Parco Storico, Archeologico, Naturale, Scientifico e
Tecnologico dell’Acqua”, parco che includerebbe l’area delle già citate sorgenti di San
Martino.


Ancora la “Laudato Si’” afferma: “Nella Dichiarazione di Rio del 14 giugno 1992,
Principio 15, si sostiene che «laddove vi sono minacce di danni gravi o irreversibili, la
mancanza di piene certezze scientifiche non potrà costituire un motivo per ritardare
l’adozione di misure efficaci» che impediscano il degrado dell’ambiente. Questo
principio di precauzione permette la protezione dei più deboli, che dispongono di
pochi mezzi per difendersi e per procurare prove irrefutabili.

Se l’informazione oggettiva porta a prevedere un danno grave e irreversibile, anche se non ci fosse una dimostrazione indiscutibile, qualunque progetto dovrebbe essere fermato o modificato. In questo modo si inverte l’onere della prova, dato che in questi casi bisogna procurare una dimostrazione oggettiva e decisiva che l’attività proposta non vada a procurare danni gravi all’ambiente o a quanti lo abitano” (LS 186).

Cosa fare, allora? Vista la situazione e sottolineate le evidenti anomalie del percorso
progettuale, la proposta alternativa auspicabile potrebbe essere quella di riconvertire
le risorse finanziarie assegnate e prevedere un possibile riutilizzo, per migliorare la
viabilità già esistente, coinvolgendo l’opinione pubblica in una seria alternativa che
soddisfi e valorizzi veramente il territorio.

Continuando a citare le parole del Santo Padre, intendo dire che “Questo non significa
opporsi a qualsiasi innovazione tecnologica che consenta di migliorare la qualità della
vita di una popolazione. Ma in ogni caso deve rimanere fermo che la redditività non
può essere l’unico criterio da tener presente e che, nel momento in cui apparissero
nuovi elementi di giudizio a partire dagli sviluppi dell’informazione, dovrebbe esserci
una nuova valutazione con la partecipazione di tutte le parti interessate. Il risultato
della discussione potrà essere la decisione di non proseguire in un progetto, ma
potrebbe anche essere la sua modifica o l’elaborazione di proposte alternative”.(LS
187).


Di conseguenza, a mio parere, è necessario riconvertire le risorse per finalità utili al
territorio e all’occupazione locale, tenendo conto delle innumerevoli esigenze presenti,
incluso lo stesso settore infrastrutturale e viario (basti pensare all’urgenza creatasi nel
Comune di Castelpizzuto, in provincia di Isernia, per la frana della strada principale di
accesso al paese, che ha lasciato tutta la popolazione isolata con grande disagio a
livello pubblico e lavorativo).


Per tutto questo, prendo in prestito un’ultima volta le parole di Papa Francesco: “Ci
sono discussioni, su questioni relative all’ambiente, nelle quali è difficile raggiungere
un consenso. Ancora una volta ribadisco che la Chiesa non pretende di definire le
questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma invito ad un dibattito onesto e
trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene
comune”. (LS 188).


Perciò, a voi, governanti e responsabili della cosa pubblica, rivolgo l’accorato invito a
provare a ripensare a tale opera, riconvertendo tutte le risorse a fini di utilità e di bene
per tutta la Comunità locale.
Dio possa assistervi nelle decisioni e lo Spirito Santo illumini il vostro discernimento.

Vi benedico dal profondo del mio cuore.

  • Camillo Cibotti
    Vescovo di Isernia – Venafro
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