CSV Molise e Unimol insieme per approfondire le novità del Terzo Settore. Intervista al professore Fici

Fervono i preparativi per la Festa regionale del volontariato, la seconda fiera delle associazioni che si svolgerà all’auditorium Unità d’Italia di Isernia sabato 16 giugno, a partire dalle ore 9.
La giornata sarà strutturata in due momenti: convegno e spettacoli.
Nel corso della mattinata, alla presenza delle autorità locali e regionali, degli Ordini professionali e dei referenti delle associazioni, verrà aperta una riflessione sul tema ‘La riforma del terzo settore come opportunità per lo sviluppo socio-economico del territorio’,
L’intervento di Antonio Fici, docente di Diritto privato all’Università degli Studi del Molise, aprirà i lavori con la relazione dal titolo: ‘Principi e obiettivi della riforma del terzo settore e dell’impresa sociale’. Il professore Fici è uno tra i principali studiosi, a livello nazionale ed europeo, del diritto degli enti del terzo settore e, in qualità di consulente del ministero del Lavoro, ha contribuito alla stesura di questa nuova legislazione.

Nell’intervista rilasciata al CSV Molise, il professore illustra finalità e oggetto del convegno.

Professore Fici, dal suo osservatorio privilegiato di studioso della materia e di consulente del ministero, può segnalare i principali fattori di importanza della riforma del terzo settore?
«In primo luogo, questa nuova legislazione, varata nel 2017 ma ancora non a pieno regime, individua e definisce gli enti del terzo settore con estrema precisione. Si tratta di enti che esercitano un’attività di interesse generale (servizi sociali, sanitari, culturali, ambientali, di tutela dei diritti, ecc.), senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, e sono iscritti in un registro unico nazionale del terzo settore. La riforma ha anche definito la figura del volontario e dell’attività di volontariato. In questo modo si è fatta chiarezza su un fenomeno, quello del terzo settore, già molto diffuso, ma dai confini incerti. Il legislatore ha poi predisposto una serie di misure, non solo fiscali, di promozione e sostegno del volontariato e degli enti del terzo settore. Così ha fatto perché considera questi enti possibili strumenti giuridici di attuazione del principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale, di adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà sociale ed economica e di realizzazione del principio di eguaglianza sostanziale. Gli enti del terzo settore, infatti, soddisfano bisogni della collettività inevasi dal settore pubblico e dal mercato, sono luoghi in cui le persone partecipano, apprendono e sviluppano la propria personalità, favoriscono l’armonia e la coesione sociale».
Il titolo del convegno fa riferimento allo sviluppo territoriale. In che modo lei pensa che il terzo settore possa contribuire a questo obiettivo?
«In questi giorni, una rivista specializzata ha animato un dibattito molto acceso sulla possibile funzione del terzo settore per lo sviluppo del Sud. Da parte di alcuni commentatori si è posto l’accento sul ruolo degli enti del terzo settore nel rafforzamento della coesione sociale, che sarebbe secondo loro precondizione per lo sviluppo economico del territorio. In questo senso, si è perciò sostenuto che “la questione sociale viene prima di quella economica”. A mio avviso, invece, le due questioni, sociale ed economica, si pongono contemporaneamente e non possono essere risolte in tempi diversi. Di difficile realizzazione è, infatti, la coesione sociale se un territorio soffre economicamente o, peggio ancora, vive forti disuguaglianze economiche. Per converso, solo se la società è coesa, il mercato funziona e la solidarietà può sopperire ai possibili fallimenti di quest’ultimo. Ecco il possibile ruolo del terzo settore: promuovere contemporaneamente sviluppo sociale ed economico, la solidarietà attraverso il volontariato e l’occupazione grazie al lavoro negli enti del terzo settore. Gli enti del terzo settore, infatti, non sono solo luoghi dove operano i volontari, ma anche soggetti che forniscono occupazione a lavoratori interessati a coniugare le proprie esigenze occupazionali con il benessere della comunità. Ciò è particolarmente vero con riguardo ad alcuni specifici enti del terzo settore, quali le imprese sociali e le cooperative sociali. In Italia, secondo gli ultimi dati Istat, gli enti del terzo settore sono datori di lavoro di circa un milione di persone».
Professore, cosa si aspetta da questo convegno?
«Proprio quest’anno, nell’ambito dei miei corsi di Diritto privato presso l’Università del Molise, ho inserito un modulo sugli enti del terzo settore e sulla riforma legislativa che li ha recentemente interessati. Il mio auspicio è che, anche grazie a questo convegno, gli enti del terzo settore acquistino maggiore visibilità e che i cittadini di questa regione possano rendersi conto della loro importanza sia per il soddisfacimento di proprie esigenze personali sia, più in generale, per il benessere della loro collettività. Costituire o aderire ad un ente del terzo settore, o lavorare per esso, devono essere opzioni sempre più da valutarsi e considerarsi da parte di tutti. Non si tratta soltanto di “sfruttare” i vantaggi fiscali che lo Stato offre, ma di coniugare in maniera vantaggiosa interessi personali ed interessi generali. Più terzo settore significa, in generale, comunità socialmente più coese ed economicamente più ricche. I giovani, in particolare, possono guardare al servizio civile universale non solo come una forma di impegno per il bene comune ma anche come un possibile sbocco professionale. Per cogliere queste opportunità occorre prima conoscerle. Ecco perché è necessario ed utile partecipare a questo convegno».

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