Ocse: la vera emergenza è l’esodo di connazionali, giovani di tutte le classi sociali

L’ultimo Rapporto Ocse rovescia i discorsi allarmistici di questi giorni su migrazioni e esodi e sui pericoli che corre il nostro Paese, nelle tabelle del biennio 2016/17 segna un deciso “meno” il numero dei migranti arrivati in Italia via mare, (-34%),sui i nuovi permessi di soggiorno (- 4%) e su immigrati disoccupati (-1%), i richiedenti asilo sono cresciuti di diecimila unità, ma gli italiani che hanno fatto le valige e sono andati a studiare o a lavorare all’estero, sono aumentati dell’11% e ammontano ufficialmente a 114mila unità.Ocse avverte che l’emigrazione dichiarata «è probabilmente molto inferiore a quella reale» perché nel 2017 «sarebbe piuttosto compresa tra le 125mila e le 300mila persone».
La vera emergenza non è l’invasione di stranieri ma l’esodo di connazionali, giovani di tutte le classi sociali: semplici diplomati e super-specializzati, camerieri e latinisti, infermieri e laureati in fisica. Il numero di italiani stabilmente residenti all’estero ha superato i cinque milioni, con un incremento del 60 per cento negli ultimi dieci anni (dati Migrantes) ,la fascia d’età tra i 18 e i 34 anni è quella in più rapido incremento, con un balzo del 23% tra il 2016 e il 2017.
Nei prossimi dieci anni, dei cinquecentomila studenti impegnati quest’anno nella maturità, un quarto saranno impiegati in Paesi più dinamici del nostro , si trasferiranno a Londra, Francoforte, Madrid, persino a Taiwan o a Shenzen, ovunque sparsi ma non in Italia, con loro se ne andranno la matematica, la filosofia, le scienze, e tutto ciò che il nostro sistema di istruzione si è dannato a insegnargli, anche i loro futuri redditi: faranno shopping altrove, affitteranno case altrove, pagheranno tasse altrove.
I nostri diplomi, le nostre lauree, i nostri tirocini, già da un pezzo stanno scappando dove trovano miglior accoglienza e remunerazione, e pure se il lavoro è raccogliere patate almeno lo fanno con salario decente e malattie pagate.
Poi si dice che tante aziende “non trovano”, che mancano competenze, formazione, voglia di impegnarsi, o chissà che cosa, non manca niente, c’è tutto, solo che se ne è andato o sta per andarsene.
Salvo per quelli con beni al sole o reddito famigliare garantito, (i figli di papà), per i giovani italiani scolarizzati, non c’è progetto di vita che non comprenda la frase «Penso di trasferirmi all’estero», in fondo stiamo lavorando per conto terzi, per Paesi meno fuffosi dove il capitale umano ha un valore e fa gola a molti.
La politica prima o poi se ne deve accorgere, si deve rendere conto che il trend è insostenibile e deve fare qualcosa per alimentare un circuito studi/lavoro/salari/casa che renda possibile a un venticinquenne rendersi indipendente e coltivare prospettive senza spostarsi di mille o diecimila chilometri.
La politica deve darsi una mossa per dare una prospettiva a questi ragazzi, altrimenti continueremo a formare giovani per gli altri, di conseguenza il futuro andrà altrove.
Alfredo Magnifico

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