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L’intervento/Povero il 12% dei lavoratori, cosa fare?

Secondo Eurostat, l’11,8% dei lavoratori italiani risulta povero, contro una media Ue del 9,2%, infatti, in Italia più di un lavoratore su dieci si trova in situazione di povertà e circa un quarto ha una retribuzione individuale bassa, i lavoratori italiani si posizionano poco su di Romania, Spagna e Lussemburgo, ma si arriva al 22% e le donne al 27%, se si lavora part-time.

Quel quarto dei lavoratori italiani ha retribuzioni talmente basse, si arriva scarso a circa 12 mila euro annue, che rischiano di restare poveri,  con il COVID, la percentuale è salita al 60%.

La Commissione sugli interventi e le misure di contrasto alla povertà lavorativa in Italia del ministero del Lavoro, ha presentato il suo rapporto conclusivo 2021, con il risultato di smentire il luogo comune che vorrebbe la povertà legata alla mancanza di un lavoro.

In diversi interventi ho ribadito che oggi piuttosto che andare a lavorare in alcuni settori con un orario part time conviene rimanere sprofondati in poltrona accaparrando sussidi e disoccupazione.

Nessuna delle tre Organizzazioni sindacali ne ha fatto un punto di aggregazione e di lotta, invece, il Ministro del lavoro, sulla base di questi risultati ha affermato: “Sul lavoro povero non si può rimanere senza fare niente”. Rimanere fermi e non prendere iniziative vuol dire accettare l’idea del lavoro povero, con la conseguenza logica che non si trovano lavoratori in alcuni settori produttivi.

E’ ora di smetterla di non fare nulla sulla rappresentanza e non fare nulla sul salario minimo, occorre che il governo su questi due punti si dia una smossa.

Con la pandemia la situazione non è migliorata, anche se grazie agli ammortizzatori, in parte, è stato scongiurata un’emergenza sociale, ma occorre dare una spallata anche perché il lavoro povero riguarda soprattutto i lavoratori occupati solo pochi mesi l’anno, a tempo parziale o  lavoratori autonomi, monoreddito e con figli a carico,giovani e donne.

Il governo nato da un’emergenza,con la caratteristica di voler essere un governo di solidarietà nazionale,deve attivare “una strategia di lotta alla povertà lavorativa mettendo in campo una molteplicità di strumenti per sostenere i redditi individuali, aumentare il numero di percettori di reddito, e assicurare un sistema redistributivo ben mirato.

Occorre:

·        indirizzare e supportare finanziamenti sui redditi individuali e familiari, sulle politiche per il lavoro (politiche attive, regolazione lavoro atipico, contrattazione);

·        investire in istruzione e formazione con l’obiettivo di aumentare quantità e qualità del lavoro nel nostro Paese;

·        introdurre benefici sul lavoro, solo il 50% dei lavoratori poveri percepisce una qualche prestazione di sostegno al reddito rispetto al 65% della media europea;

·        inventare uno strumento per integrare i redditi dei lavoratori poveri, un in-work benefit (trasferimento a chi lavora), che assorba gli “80 euro” (ora Bonus dipendenti), la disoccupazione parziale per arrivare a uno strumento unico, di facile accesso e coerente con il resto del sistema (in particolare, Reddito di Cittadinanza, il nuovo Assegno Unico e Universale per i Figli, che permetterebbe di aiutare chi si trova in situazione di difficoltà economica e incentiverebbe il lavoro regolare;

·        Incentivare il rispetto delle norme da parte delle aziende e aumentare la consapevolezza di lavoratori e imprese;

·        Varare in Italia la Direttiva UE sul salario minimo che “offra supporto contro il lavoro povero;

·        Occorre aiutare chi si trova in situazione di difficoltà economica e incentiverebbe il lavoro regolare; oltre a incentivare il rispetto delle norme da parte delle aziende e aumentare la consapevolezza di lavoratori e imprese e, infine, promuovere una revisione dell’indicatore UE di povertà lavorativa;

·        Garantire minimi salari adeguati per combattere la povertà lavorativa tra i lavoratori dipendenti e potenziare l’azione di vigilanza documentale basata sui dati che le imprese e i lavoratori comunicano alle Amministrazioni pubbliche;

Sulla base delle esperienze internazionali, il trasferimento dovrebbe essere definito a livello individuale per non disincentivare il lavoro e crescere fino a una certa soglia di reddito, la discussione sulla riforma fiscale rappresenta il luogo ideale per il disegno preciso di questo tipo di strumento.

Alfredo Magnifico

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