In quanto alla scelta delle attrezzature necessarie allo svolgimento dell’attività dell’azienda, questa deve necessariamente cadere su quelle che più proteggono i lavoratori dall’esposizione. Quando non è possibile reperire sul mercato attrezzature con tali caratteristiche di sicurezza, sta al datore di lavoro compensare mediante la fornitura ai dipendenti di dispositivi di protezione individuali. Imprescindibile è una corretta manutenzione delle attrezzature e dei dispositivi combinata con una organizzazione dei turni di lavoro che permetta a chi è esposto, una proporzionata pausa di riposo. L’isolamento dall’ambiente circostante, che crea il dispositivo di protezione auditivo, assume una funzione negativa se impedisce la cognizione, da parte del lavoratore che lo utilizza, di quanto accade nell’ambiente circostante. La formazione e l’informazione sull’impiego e sulle conseguenze è a dir poco indispensabile. Se davvero necessario l’utilizzo di dispositivi che isolino dall’ambiente, il datore di lavoro ha l’ulteriore compito di adeguare il luogo di lavoro ad una popolazione che presta la propria opera lavorativa dovendo fare a meno del senso dell’udito. Deve, quindi, fornire, ad esempio, di insegne luminose il luogo di lavoro, insegne da utilizzare per segnalare quanto di necessità per la sicurezza. L’accesso in ambienti in cui il rumore supera il valore di azione, valore stabilito dalla legge, è segnalato da apposita cartellonistica e riservato strettamente al personale specializzato. In considerazione del riconoscimento del rumore quale fonte di un rischio ben preciso, è obbligatorio sottoporre i lavoratori a visita medica per sorveglianza sanitaria. Tale attività, tutta in capo al medico competente, deve essere specificata nel documento di valutazione dei rischi nella sua periodicità e nella scelta operata sempre e solo dal medico competente degli accertamenti sanitari ritenuti necessari da compiersi per una corretta indagine, per un corretto esame dell’ambiente e delle conseguenze sulla popolazione aziendale dell’esposizione all’agente fisico, al fine di migliorare le condizioni di lavoro.
Cristiana Scappaticci