I pensionati perché sono scesi in piazza?

Da ormai ex mi viene voglia di dire vale ancora la pena? Il “Dateci retta” titolo della giornata, che ha accompagnato tutti gli interventi, più che un urlo di protesta sembrava un’elemosinata richiesta di essere ascoltati, ad un anno dall’insediamento di questo governo con gli effetti devastanti che sta procurando a tutto il mondo del lavoro, ancora si chiede di ascoltare le richieste di pensionati e lavoratori?

Lo slogan scelto dai pensionati scesi in piazza a Roma “Non siamo il vostro bancomat” sintetizza le ragioni della protesta: no al blocco della rivalutazione degli assegni previdenziali e difesa dello stato sociale.

Su un cartello in piazza San Giovanni era scritto “Si scrive conguaglio, si legge vi abbiamo fregato i soldi” piazza San Giovanni, storica sede delle manifestazioni sindacali, questa volta è stata preferita dopo circa 15 anni alla più aristocratica piazza del Popolo.

Le pantere Grigie arrivate da tutta Italia, per urlare la loro rabbia e confermare che il nostro “non è un Paese per vecchi” e per farsi ascoltare dal governo.

A me non piace la politica del governo e ancora meno il comportamento del Premier Conte quando in maniera sprezzante aveva, tempo fa, definito i pensionati per le loro rimostranze “Avari”, citando Molière.

I responsabili dei pensionati chiedono un rigurgito d’orgoglio, ai dormienti responsabili sindacali affinchè spingano sull’acceleratore della mobilitazione di tutte le categorie.

I segretari generali Landini, Furlan e Barbagallo sulla stessa falsariga di Lazzaro,che era sotto il tavolo del ricco Epulone,a chiacchiere si dicono pronti a qualsiasi iniziativa se l’esecutivo giallo-verde non aprirà il confronto, ma non parlano di sciopero generale, sperano, forse, in un miracolo che faccia cambiare linea all’esecutivo.

Con  lo “scippo” alle pensioni è con un Italia che scivola verso la recessione ,con una quotidiana espulsione dal mondo del lavoro, con aziende che continuano a delocalizzare in maniera selvaggia, un sindacato in grande salute economica ma comatoso nella presenza viva della società, aspetta e spera o meglio sogna,che il governo smetta di fare “chiacchiere, annunci e risse” per produrre invece fatti.

La prospettiva di un taglio allo stato sociale non fa neanche starnutire i leader sindacali sarebbe arrivato il momento di uno scontro duro su; welfare che andrebbe rafforzato e non tagliato, sugli investimenti che andrebbero individuati per far rimanere le aziende e dare stimolo all’occupazione, occorerebbe una riduzione del carico fiscale su lavoratori e pensionati, bisognerebbe rinnovare i contratti, alcuni scaduti anche da dieci anni, ci vorrebbe una lotta all’evasione e all’elusione fiscale, dulcis in fundo bisognerebbe mettere risorse su sanità e istruzione, vabbè questo è il mondo della fantasia, la realtà è un’altra.

Alfredo Magnifico

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