“Drone mania” ed effetti sulla natura. Uccelli stressati da droni, secondo uno studio della stazione ornitologica svizzera di Sempach

Una vera e propria mania è esplosa a livello globale, quella dell’utilizzo di droni. Per lavoro, ricerche scientifiche o semplice nuovo hobby del terzo millennio, sono sempre più gli apparecchi che si vedono librare in volo e aggirarsi un po’ dappertutto col caratteristico lampeggiare delle luci led rosse e verdi e l’inconfondibile ronzio udibile a decine di metri di distanza. A causa dell’aumento del crescente aumento dell’utilizzo di questi dispositivi alcuni studiosi si sono chiesti che tipo di influenza possono avere sugli uccelli e gli altri animali selvatici. Una ricerca della Stazione ornitologica svizzera di Sempach (LU) ha tentato di rispondere a questa domanda e ha fornito alcune raccomandazioni che Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ritiene utile diffondere per sensibilizzare gli utilizzatori al fine di ridurre al minimo i disturbi agli animali. Per i ricercatori svizzeri, che hanno diramato una nota in data odierna, lo studio dimostrerebbe che, in generale, gli uccelli reagiscono maggiormente nei confronti dei droni rispetto ad altri animali selvatici. Tuttavia, anche tra gli uccelli esistono differenze e alcuni sembra non abbiano nessuna reazione. Ciò non significa tuttavia che questi ultimi non risentano effetti. Gli “uccelli in cova, ad esempio, non abbandonano il nido neanche se disturbati. Malgrado ciò sono comunque sotto stress”, si legge nel comunicato. Nei prossimi mesi gli esperti della Stazione ornitologica di Sempach hanno fatto sapere che si incontreranno con le autorità, gli utilizzatori di droni e gli operatori che a vario titolo si occupano della protezione della natura per sviluppare, assieme a loro, “regole che possano godere di un ampio consenso per un utilizzo dei droni rispettoso degli animali selvatici”. “I disturbi sono un problema in crescita, da prendere in considerazione seriamente, per gli animali selvatici” avverte la Stazione ornitologica. “È particolarmente drammatico quando gli uccelli smettono di covare, oppure non iniziano nemmeno. Inoltre, se un uccello o un altro animale selvatico viene periodicamente costretto a fuggire, in casi estremi può morire per sfinimento”, spiega. Tra le raccomandazioni messe a punto dalla Stazione ornitologica svizzera vi sono ad esempio: non far volare mai direttamente i droni verso gli uccelli, preferire piccoli apparecchi silenziosi o anche rinunciare a voli lungo pareti rocciose, in particolare tra febbraio e luglio, periodo di nidificazione di specie sensibili come il Falco pellegrino o il Gufo reale.

 

Commenti Facebook