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Chiusure domenicali, sondaggio Ipsos: la maggioranza vuole i negozi aperti

Non è da oggi che intervengo a favore delle aperture domenicali dei centri commerciali, lo faccio oggi come Konsumer Italia, associazione di consumatori, l’ho fatto ieri come dirigente sindacale, personalmente, ritengo la trovata del governo lo specchietto per le allodole atto a distrarre l’attenzione da cose che ha promesso e non riesce a mantenere.
Perché riportare indietro le lancette della storia? Perché mettere a rischio 40mila posti di lavoro? Perché mettere in difficoltà i clienti? Perché dare un ulteriore vantaggio all’online? Perché danneggiare chi ha investito (e spaventare chi vorrebbe farlo all’estero)? domande che mi sono posto, mi pongo e pongo oggi come ieri.
I dati di un recente sondaggio effettuato da Ipsos conferma la questione di grande rilevanza, gli italiani non sono pronti a rinunciare alle proprie abitudini di acquisti domenicali, la proposta di un disegno di legge che punta a garantire maggiore tempo libero alle famiglie attraverso una regolamentazione dei giorni festivi, nei quali risulta possibile lo shopping, in termini di gradimento viene respinta al mittente.
Il Ministro del Lavoro lo aveva definito, “selvaggio west delle liberalizzazioni” la misura dell’apertura domenicale a turni per un massimo di otto settimane l’anno, non trova il favore della maggior parte della popolazione, il 56% si è detta poco o nulla in accordo con la nuova proposta di regolamentazione, solo una minoranza (il 16%) la trova pienamente condivisibile, mentre(il 23%) si dichiara abbastanza d’accordo ;tra i favorevoli e i contrari vi sono prese di posizione molto forti;si incrociano argomentazioni religiose, sindacali, ed economiche, legate al mondo del commercio tradizionale e del crescente sviluppo del commercio digitale.
Solo pochi numeri; più di 300mila persone lavorano la domenica, 24,5 milioni di ore lavorate,400 milioni di maggiori stipendi all’anno, equivalenti a 16mila posti di lavoro, i redditi prodotti la domenica forniscono un sostegno ai consumi del 2% per i beni non alimentari e dell’1% per quelli alimentari, circa 19,5 milioni di persone fanno acquisti la domenica (75% acquisti in famiglia) e per il 58% dei cittadini (15 milioni) acquistare la domenica è ormai un’abitudine, le aperture domenicali hanno creato pochi problemi al commercio tradizionale, la riduzione dei punti vendita tra 2012 e 2017 è stata solo dell’1,4%, secondo i dati dell’Osservatorio del ministero dello Sviluppo economico, sono stati circa 60mila i posti di lavoro tra titolari e dipendenti dei negozi che hanno chiuso.
Una delle più grandi iatture che si prospettano sarebbe quella di restituire alle Regioni le competenze sulle aperture domenicali che il decreto salva-Italia ha assegnato allo Stato.
La domenica vale il 20% del fatturato della settimana e il sabato il 25 la misura è antistorica e porterebbe il Paese a una drammatica recessione dei consumi, al calo di occupazione e a una sempre minore attrattività agli occhi degli investitori stranieri, negli ultimi 10 anni il commercio tradizionale ha subito un tracollo delle vendite del -17%, a tutto vantaggio dell’e-commerce che solo nel 2017 ha registrato in Italia un giro d’affari che sfiora i 24 miliardi di euro.
La chiusura dei centri commerciali non è una priorità per l’Italia; 16 Stati d’Europa su 28 hanno adottato la liberalizzazione.
C’è gente che fa la fila per lavorare la domenica, quei 200 euro in più a fine mese su uno stipendio da 1.100, 1.200 euro non sono pochi. Non c’è un’imposizione, c’è rotazione, nei contratti di lavoro la domenica è un giorno lavorativo come un altro, anche se retribuito con una maggiorazione del 30%.
Tenere aperto la domenica significa il 14% in più di ore lavorative, circa il 10% di forza lavoro in più, inclusi interinali e lavoratori a tempo determinato, con l’indotto si rischiano fino a 40mila licenziamenti, bloccare le aperture domenicali equivale a dirottare gli acquisti verso l’e-commerce che, a differenza dei negozi tradizionali, non subisce alcun vincolo o limitazione e una trovata del genere determinerà la morte di migliaia esercizi commerciali.
Alfredo Magnifico

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