Boccardo: “Fondi europei, se non ci facciamo sentire subito a Roma, Bruxelles ci strangola”

Riceviamo e pubblichiamo

L’Italia, bloccata nel pantano post-elettorale, rischia di pagare un caro prezzo per la sua assenza ad ogni tavolo europeo che conta. Questa incertezza politica ci mette “fuori dal giro” in Europa e, nel nostro Paese, le conseguenze cadranno addosso, in termini di minori trasferimenti o di risorse mal indirizzate, ai territori deboli, come il nostro Molise.” Tecla Boccardo, sindacalista molisana, guarda in generale al dibattito in corso sul quadro pluriennale finanziario dell’UE e sui relativi finanziamenti, ma mette in guardia per le gravi implicazioni che localmente ne potrebbero derivare.

È bene che l’Europa abbia esteso i propri confini, ma gli squilibri prodotti dall’effetto ‘allargamento’ vanno corretti, così come resta ineludibile una maggiore uniformazione dei regimi fiscali per evitare i fenomeni di dumping e concorrenza impropria tra gli Stati membri. Se per un’azienda è più conveniente andare ad operare altrove, dove il costo del lavoro è più basso e le tasse pesano meno, ne escono penalizzati  territori come il Molise, dove viene rallentato il già asfittico processo di sviluppo economico e la competitività. Non sono mancati, da noi, casi di fabbriche del manifatturiero che qui hanno chiuso per migrare in altre aree dell’Unione.

È necessario agire e reagire: in Molise, a Roma, a Bruxelles. Sennò veniamo strangolati.”Questo l’allarme e la sollecitazione della Segretaria generale della UIL. Tra le proposte in campo, la lotta in Europa per dimostrare che uno strumento è più efficace dell’altro (politiche di coesione o Piano Juncker), è cominciata da tempo, ma nel confronto si dovrà considerare che tra i due strumenti ci sono differenze abissali, sia in termini di risorse che di obiettivi di politica economica. “Se la crescita non è anche inclusiva e coesa, qualsiasi strumento rischia di essere politicamente insostenibile e penalizzante per l’Italia e per il piccolo Molise. Come UIL non intendiamo in alcun modo accontentarci  solo di raccattare qualche spicciolo che avanza dai Fondi, scovato in fondo ad un cassetto – così dicono – dai nuovi amministratori regionali pur se è positivo averli intercettati. Noi vogliamo risorse fresche, vere, certe per gli anni a venire, che aiutino la crescita economica del nostro territorio, ma salvaguardando e valorizzando la coesione sociale e l’inclusione di tutti i cittadiniE’ inaccettabile la proposta di un taglio del 7% alle politiche di coesione( pari a €46 miliardi),o la riduzione di €226 miliardi al Fondo europeo per lo sviluppo regionale.” Per questo  la UIL sta sostenendo con forza, in Europa, l’esigenza di rafforzare le politiche di coesione e di mantenere il Piano Juncker e il FEIS come strumenti aggiuntivi e paralleli, mirati soprattutto agli investimenti sulle grandi infrastrutture europee.

Le proposte del Sindacato: affermare il valore delle Politiche di Coesione e il loro finanziamento anche dopo il 2020, implementare le azioni di inclusione sociale per favorire il contrasto alla povertà, aumentare le azioni per le pari opportunità e la conciliazione vita-lavoro, rifinanziare l’iniziativa Occupazione Giovanile. Vanno introdotte precise condizioni per la fruizione dei Fondi europei che pretendano qualità e rispetto dei diritti civili e sociali. Le risorse dovranno essere investite in piani pluriennali per lo sviluppo, la crescita, l’inclusione e l’aumento di posti di lavoro di qualità.

Argomenta Boccardo: “Se l’obiettivo principale è la creazione di posti di “lavoro di qualità”, questo passa attraverso l’adeguamento e l’ammodernamento del sistema dell’istruzione e della formazione andando, concretamente, verso quella “società della conoscenza”, che è alla base della competitività dei sistemi economici nell’era della digitalizzazione.”

Si inventino pure, a livello europeo, modalità di raccordo fra una programmazione pluriennale e le scadenze semestrali, si mettano pure a fuoco ipotesi di accantonamento di una parte delle risorse tramite un fondo di riserva dedicato. Ma non si riducano gli stanziamenti dei Fondi su cui finora anche il Molise ha potuto contare mettendo a rischio lo sviluppo socio economico e lavorativo del Mezzogiorno.”

È poi necessario, secondo la UIL, un rapporto più stretto e sostanziale fra l’Accordo di partenariato e i Programmi Operativi. In parole povere: le parti sociali non possono essere solo informate, ma vanno coinvolte nella consultazione, monitoraggio e valutazione su tutta la Politica di Coesione. La leader sindacale contestualizza: “Anche in Molise il coinvolgimento del Sindacato e delle Associazioni datoriali è stato per troppi anni parziale e solo formale, quando si è trattato di programmare l’utilizzo dei Fondi europei, indirizzare le scelte, monitorare l’utilizzo, verificare i risultati acquisiti. Chiediamo da subito alla nuova Amministrazione regionale (che già in campagna elettorale si è mostrata aperta al dialogo) di rivedere il Regolamento regionale che fissa le modalità del confronto delle parti sociali, per implementarne il coinvolgimento che attualmente è fortemente limitato, eliminando un’anomalia tutta molisana.”

Segreteria Uil Molise 

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