I 30-40enni veri perdenti del mercato del lavoro italiano

Le rilevazioni Istat dicono che la disoccupazione è scesa al minimo storico, ma c’è poco da festeggiare, perché aumentano inattivi e sfiduciati che un lavoro non lo cercano più, ad essere colpiti sono quelli della generazione di mezzo, i 30-40enni, che dovrebbero essere alla ricerca di stabilità, invece sono i veri perdenti del mercato del lavoro italiano
I dati Istat che chiudono il 2017, relativi al mese di dicembre, restituiscono l’immagine di un mercato del lavoro sconfortante che si affida sempre più a contratti al massimo risparmio che scoraggiano i più giovani , anzi, spesso i contratti non si fanno nemmeno, visto che i lavoratori in nero sono ben 3,3 milioni.
La disoccupazione è scesa al 10,8%, segnando il minimo storico dal 2012, ma con 47mila disoccupati in meno, abbiamo guadagnato in un mese 112mila inattivi in più, sono gli sfiduciati, quelli che sarebbero disponibili a lavorare ma non mandano più nemmeno un curriculum.
Nonostante gli 1,5 miliardi di fondi Ue della Garanzia giovani, chi sa che fine hanno fatto, continuiamo a detenere il record europeo, con quasi il 12% di inattivi sul totale della forza lavoro ,c’è chi smette di cercare perché sfiduciato dopo contratti a termine perpetrati in continuazione, chi non si è più visto rinnovare nemmeno il contratto, gli ex “voucheristi”, ormai, rassegnati a lavori intermittenti.
Con la diminuzione degli occupati (66mila in meno in un mese) e l’altalena mensile delle cifre da zero virgola calcolate dall’Istat, ci sono problemi strutturali che restano.
Manca il lavoro stabile, su cui il Jobs Act aveva puntato tutto con il famoso contratto a tutele crescenti, tra dicembre 2016 e dicembre 2017 ci sono stati 278mila occupati in più: 303mila sono a termine e nessun tempo indeterminato, anzi, quelli che hanno sottoscritto questi contratti sono calati di 25mila unità, gli autonomi sono 105mila in meno.
In un anno non si è guadagnato un solo contratto a tempo indeterminato, non c’entra la fine degli incentivi, l’effetto sgravi è finito da tempo, forse è una rimodulazione delle tipologie contrattuali strutturale, certamente il mercato del lavoro sta cambiando.
Se qualche posto di lavoro si crea è a termine, davanti a questo picco, diventa sempre più urgente intervenire sulle politiche attive, una volta finito il contratto, non si possono lasciare da sole le persone, ma prenderle per mano per accompagnarle nel contratto successivo,
La generazione di mezzo è quella che continua a perdere occupati, mentre gli sfiduciati crescono tra i giovanissimi (+75mila in un anno) e gli over 35 (+24mila in un anno) quello che colpisce di più è che in un anno si contano 234mila occupati in meno tra i 25 e i 49 anni, il calo maggiore è tra i 35 e i 49 anni al netto della componente demografica, ci sono meno occupati perché ci sono meno giovani e la popolazione invecchia, ma anche tra quei pochi il lavoro diminuisce.
In un anno gli occupati sono calati dello 0,7% tra 25 e 34 anni e del 2,1% tra 35 e 49 anni. E in questa stessa fascia, gli scoraggiati che non cercano più un lavoro sono ormai più di 4,4 milioni.
Il mercato del lavoro italiano continua a invecchiare, gli acciacchi dell’età si vedono tutti, i segni più sono concentrati tra i lavoratori ultracinquantenni, tra i quali la crescita occupazionale è amplificata dalla componente demografica, unita alla riforma Fornero, insomma, i 365mila occupati in più tra gli over 50, mille in più al giorno nell’ultimo anno, non si devono tanto ai nuovi posti di lavoro creati, ma allo spostamento in avanti dell’età della pensione, che li fa restare dietro la scrivania.
Alfredo Magnifico

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