Angolo della Psicologa/ Le emozioni cambiano la vita (terza parte)

Dopo aver presentato le emozioni nel primo articolo e dopo averne evidenziato la loro importanza nel secondo, continuiamo il nostro percorso a tappe nel mondo delle emozioni.
Una valida risposta al problema del disagio emotivo e comportamentale non solo in ambito scolastico ma nella vita in generale si rintraccia nell’educazione relazionale emotiva (ERE).

Si è dimostrato che l’ERE fornisce al bambino gli strumenti e le capacità per fronteggiare e reagire in maniera non solo costruttiva ed adeguata ma anche resiliente allo scompenso emotivo che si trova a vivere, piuttosto che lasciarsi sopraffare da esso.
Conosciamo meglio questa tecnica.

L’ ERE è una procedura psicoeducativa che mira a educare ad affrontare le emozioni disfunzionali imparando ad utilizzare e potenziare la capacità di pensare in modo costruttivo e razionale.
L’ERE nasce seguendo le fila della Terapia Comportamentale Razionale-Emotiva (REBT), cioè una prassi psicoterapeutica ideata dallo psicologo statunitense Albert Ellis.
L’accostamento dei termini «razionale» ed «emotiva» sta a indicare la possibilità di raggiungere un certo benessere emotivo utilizzando la propria capacità di pensare in modo razionale e costruttivo. Secondo tale teoria, le reazioni emotive ai diversi eventi sono influenzate dal modo in cui l’individuo rappresenta nella propria mente tali eventi, cioè dal modo in cui pensa ad essi.

Essa spiega il meccanismo che sta alla base delle reazioni emotive attraverso il modello ABC dell’emozione:
il punto A indica un qualsiasi evento o situazione;
il punto B comprende i pensieri valutativi riguardanti ciò che accade al punto A;

il punto C è la reazione emotiva e il comportamento che ne deriva.
Secondo questo modello non è A (l’evento) a causare direttamente C (l’emozione), piuttosto è l’elemento B (i pensieri) che determina il tipo di reazione emotiva e comportamentale.

Facciamo un esempio: sono in fila alle Poste ed un signore non rispetta la fila passandomi aventi (A).
Cosa succede? Con molta probabilità sento un’emozione negativa, la rabbia o la tristezza (C).
Istintivamente associo l’emozione provata all’evento vissuto. Tuttavia non bisogna dimenticare che tra A e C esiste la B cioè il pensiero. Quindi l’emozione (C) è provocata dal significato che diamo all’evento, cioè dal pensiero che facciamo (B) che in questo caso, in base al proprio vissuto personale, potrebbe essere di tipo disfunzionale: “nessuno mi rispetta…”, “mi lascio sempre fregare…” e così via.
L’ERE, in sostanza, consiste in una procedura psicoeducativa che vuole favorire la crescita affettiva armonica nel bambino e nell’adolescente, rendendolo capace di realizzare in pieno le proprie potenzialità e il proprio benessere.
In prima battuta, questo processo psicoeducativo si concentra sulla consapevolezza emotiva, cioè sull’abilità di il riconoscere le principali emozioni in sè e negli altri.
Essa vuole insegnare come gestire le emozioni, soprattutto quando sono negative.

L’ERE mira ad ottenere un grado ottimale di competenza emotiva attraverso la conoscenza dei meccanismi mentali che stanno alla base delle emozioni.
Essa utilizza un procedimento metacognitivo che esplicita, attraverso il modello ABC dell’emozione, il processo mediante il quale dall’evento si giunge alle reazioni emotive portando ad un successivo cambio di pensiero, da negativo e disfunzionale ad alternativo e positivo.

Nel prossimo articolo continueremo il viaggio nel nostro mondo interiore toccando la tappa del pensiero, nello specifico del pensiero che ci ferisce, definito “disfunzionale”, cercando anche di trovare valide alternative ad esso.
A presto
dott.ssa Antonella Petrella

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