Tragedia di Corinaldo/ Che senso ha fare una bravata?

di Massimo Dalla Torre

Chissà quante volte abbiamo detto questa frase. Chissà quante volte abbiamo assistito a scene come quelle che da giorni ci vengono mostrate dai TG che documentano la tragedia di Corinaldo.

Chissà quante volte ci siamo chiesti e se ci fosse stato mio figlio o mia figlia. Troppi chissà per una ratio che non esiste. Una non ratio che descrive amaramente chi vuole a tutti i costi sfidare il sistema, prova ne sia la conta dei deceduti e dei feriti ricoverati presso l’ospedale di Ancona. Troppi chissà tutti legati da un “non esiste” che ci ha costretto, e non volevamo farlo, perchè la situazione è assurda, a scorrere i nomi e le date di nascita dei ragazzi ma anche della giovane mamma che ha lasciato nello sconforto il marito e tre figli piccoli.

Giovani che, hanno deciso di andare oltre il confine della normalità per seguire un rapper che, nelle parole delle sue canzoni,che poi tali non sono, manifesta la rabbia di chi si sente fuori dalla società. Giovani che sono sprofondati in un abisso da cui è difficile riemergere. Abisso caratterizzato finanche dall’uso dimezzi non leciti, leggasi bomboletta di spray al peperoncino oltre che di sostanze stupefacenti che hanno reso una serata in un incubo.Abisso che si è palesato drammaticamente; tant’è che i numeri parlano chiaro.

Numeri che hanno fatto da pendant ad un delirio che ha scosso la tranquillità della provincia marchigiana; il che lascia attoniti. Abisso che difficilmente potrà essere colmato perché risponde ad una legge: quella del menefreghismo ma soprattutto della sfida nei confronti della società che non si accetta. Questa è la triste realtà. Una realtà che drammaticamente ci porta a confrontarci con la crudezza della vita che in Provincia si palesa ancora di più. Una crudezza che fa tremare le vene ai polsi perché è impensabile che c’è chi causa la fine di vite osannato dal popolo dei quattordicenni/quindicenni/sedicenni.

Cose che fanno parte del vocabolario di chi per insoddisfazione cerca l’evasione tramite l’insolito e l’assurdo e che porta ad addentrarsi in un mondo in cui tutto fugge veloce, troppo veloce, in cui è facile entrare ma è difficile uscire. Un mondo che ancora una volta va a braccetto con la follia. Un mondo che corre in unica direzione: la fine come in questo caso a cui non è possibile dare alcuna spiegazione: se non una insoddisfazione di vita.

Commenti Facebook