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San Giorgio sarebbe capace di rimettere ordine nel capoluogo di regione?

foto Luigi Calabrese

Prendiamo spunto dalla prossima festa del Santo Patrono per porre un quesito a chi legge assiduamente questo blog: chissà se San Giorgio sarebbe capace di rimettere ordine nel capoluogo di regione? Un interrogativo che nasce soprattutto dai proponimenti di chi si è prefissato di sistemare degnamente la situazione urbana/amministrativa e soprattutto civica di quella che un tempo era “la città giardino”. Proponimenti che, visto i risultati fin qui ottenuti, fanno sorridere, perché giudicati “bislacchi”. Proponimenti rimasti tali perché più passano i giorni e più il degrado aumenta a dismisura, sfidiamo chiunque a dire il contrario. Proponimenti inattuabili specialmente se si pensa che San Giorgio oltre ad essere il santo protettore degli scaut e delle guide che, in questa giungla non saprebbero tracciare le coordinate per ritrovare la strada, visto i danni causati dell’incuria, è anche il patrono di Londra, Lisbona, Barcellona, Mosca, Vilnius, Ferrara, Genova e Reggio Calabria solo per citare le città più importanti.

Realtà in cui i problemi certamente non mancano ma che, con una programmazione mirata, cosa che a Campobasso è alla stregua “dell’araba fenice”, sarebbero risolti e non procrastinati o affidati alle “cufecchie” ossia chiacchiere di comari come quelle che si fanno nei palazzi della politica. Un patrono che se tornasse potrebbe chiamare nuovamente a raccolta quelli che credono fermamente nella “campobassanità”, e ve ne sono molti pronti a scendere in piazza, e non chi cavalca la tigre del riassetto in positivo del capoluogo di regione ridotto ancora di più la condizione di clochard in cui la spersonalizzazione domina a trecentosessanta gradi e dove il cosiddetto assalto ai bastioni, tanto per rimanere nell’epoca in cui visse il santo, è continuo. Un assalto, alla cui base, ci sono unicamente interessi e disinteresse, inimicizie ma soprattutto rancori personali.

Elementi deleteri che, se non si correrà prontamente ai riparti, farà si la città sarà ancora per lungo tempo terra di conquista dove l’unica testimonianza di quello che fu è il castello Monforte che, dalle mura merlate, non può certamente arginare lo status di Campobasso novella Cartagine.

Massimo Dalla Torre

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