Patto per il lavoro. D’Alessandro: cosa ci ha lasciato Papa Francesco

Il Santo Padre, in visita nel Molise il giorno 5 luglio 2014, ha voluto lasciare dei messaggi importanti e noi, in quanto molisani e in quanto associazionismo del mondo del lavoro, dobbiamo riflettere sulle sue parole e sul suo insegnamento. Papa Francesco ha detto: “Vorrei unire la mia voce a quella di tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio nel chiedere che possa attuarsi anche qui un patto per il lavoro”, perché il lavoro dà dignità e “non avere lavoro non è solo non avere il necessario per vivere: no, possiamo anche mangiare tutti i giorni andando alla Caritas o in altre associazioni. Il problema è non riuscire a portare il pane a casa: questo toglie la dignità”. Ha poi aggiunto che “il problema più grave non è la fame, ma è la dignità che il lavoro può dare: dobbiamo difendere la dignità di lavorare”.
Il Santo Padre si è poi soffermato su un altro aspetto della questione, sottolineando che “i tempi del lavoro vanno conciliati con i tempi della famiglia” e questo “è un punto critico” che “ci permette di discernere e di valutare la qualità umana nel sistema economico in cui ci troviamo”. Così “liberare la domenica dal lavoro – eccettuati i servizi necessari – serve ad affermare che la priorità della vita non è nell’aspetto economico, ma in quello umano”.
Importanti sono state anche le parole del Pontefice riferite allo sfruttamento del territorio, in quanto “il peccato nostro è sfruttare la terra e non lasciare che ci dia quello che ha dentro di sé”. “Restare a fare il contadino sulla terra vuol dire dialogare con essa e farla diventare feconda per tutti noi”.
Un altro grande insegnamento è quello di ritornare a giocare con i bambini: “Genitori, trascorrete più tempo con i vostri figli”. “Quando andavo a confessare, nel caso arrivasse nella diocesi una giovane mamma o un giovane papà, io chiedevo: quanti bambini hai? e: tu giochi con i tuoi bambini? Ma la risposta era sempre: Come? Stiamo perdendo la capacità di giocare con i bambini”.
Poi il Santo Padre ha fatto riferimento alle nuove generazioni, affermando che “un giovane non può stare fermo ma deve camminare, cioè muoversi ed andare verso qualcosa. Voi giovani siete importanti. Fermatevi e cercate il filo, la strada giusta, senza accontentarvi di situazioni incerte, in quanto la cultura del provvisorio non è sana. Non accontentatevi di piccole mete ma volate alto. Sappiate però che nessuno può farcela da solo”.
Sono parole profonde – afferma il Segretario della CISL Poste Antonio D’Alessandro -, che parlano all’animo di ognuno di noi con franchezza e semplicità. Sono parole che vanno ascoltate, comprese, divulgate e messe in atto. Dignità, solidarietà, umanità non sono concetti vuoti ma esempi da seguire per ognuno di noi. Invece il mondo, la società, la realtà che viviamo ci stanno trasformando in esseri ciechi, senza rispetto per gli altri, protesi solo verso il bene personale ed insensibili ai bisogni del prossimo. Siamo ormai coinvolti in un sistema di potere che si muove intorno all’economia, agli interessi personali, all’apparenza e non alla sostanza. In questa società globalizzata oltre il lecito la superficialità ormai è alla base dei rapporti umani e detta le regole del vivere civile. E, nel frattempo, stiamo perdendo di vista le cose più belle, come giocare con i nostri bambini, vivere la domenica come una vera giornata di festa da passare in serenità, confrontarci con gli altri e con la natura in un rapporto di sincerità e rispetto, cercare rapporti di amicizia davvero leale e disinteressata. Al contrario, le nostre convinzioni subiscono influenze esterne d’ogni tipo, basate sul tornaconto personale, sul vantaggio economico, sullo sfruttamento di situazioni e persone, in una rincorsa frenetica del successo, dell’affermazione personale, del ostentazione e dell’esibizionismo inutile e fine a se stesso.
Penso – continua Antonio D’Alessandro – che il messaggio che Papa Francesco ha voluto lasciare è chiaro a tutti. Pensare un po’ di più agli altri e un po’ meno a noi stessi, perseguire principi di correttezza e fratellanza, creare le condizioni per un mondo diverso e migliore, salvaguardare il territorio senza lasciare le tossine di un sistema malato alle generazioni che verranno.
Applicando i concetti sopra esposti alla nostra azienda Poste Italiane – asserisce Antonio D’Alessandro -, viene spontaneo chiedersi quali siano i motivi alla base delle disparità di trattamento, perché non vi sia una più adeguata condivisione degli introiti aziendali, perché fra i lavoratori vi siano differenze di impegno e differente riconoscimento dei sacrifici. Condivisione, ad esempio, può significare trasformare più contratti da part-time a full-time, oppure dare maggiori opportunità di lavoro ai giovani, o rendere più agevole la fruizione di servizi ai clienti più disagiati, o trattare in modo uguale il cliente utente, che paga solo un bollettino, ed il cliente più ricco che viene ad investire somme cospicue. Invece, siamo ormai schiavi di una mentalità affaristica che vuol farci credere che il rendimento economico sia più importante della dignità dell’uomo e, anzi, che l’importanza di un individuo dipenda solo dal saldo del libretto di risparmio e che il benessere delle persone sia strettamente legato all’estratto conto del proprio conto postale…
Invece Papa Francesco, esortandoci ad un “patto per il lavoro” vuole lasciare un messaggio chiaro a tanti semplici lavoratori: quello di mettere amore nello svolgimento del proprio lavoro, perché solo lavorando con amore e passione è possibile ottenere un risultato dignitoso, mentre un lavoro fatto per imposizione o in virtù di un contratto che ci vincola diventa solo un obbligo che otterrà sicuramente un risultato scadente.
Inoltre – conclude Antonio D’Alessandro -, per la classe politica, per le Istituzioni e le OO.SS., il messaggio è ancora più impegnativo: di non fermarsi ad individualismi, confronti, contrasti e chiusure ma avere un atteggiamento positivo diretto al benessere delle persone e delle famiglie ed alla diffusione di una mentalità realistica, solidale, partecipativa e lungimirante, avendo il coraggio di muovere tutte le leve possibili affinché la vita dell’individuo nella società sia dignitosa, soddisfacente ed in costante miglioramento.

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