Non siamo vassalli, guardiamo in faccia la realtà. Rispetto per chi chiede certezze

di Massimo Dalla Torre

Vorremo aprire questa finestra su quanto è accaduto ieri dinanzi i cancelli del Consiglio Regionale. Vicenda che ha fatto scrivere ancora una volta una pagina nera a discapito di questa realtà sempre più incongruente, sempre più senza senso. Accadimenti che vedono ancora una volta il Molise al centro di un accesissimo confronto/scontro tra chi chiede a gran voce chiarezza e chi con tracotanza sale in cattedra.

A farci da sparring le insistenze con cui vengono proposte certe tesi che, pur rispettando sia il ruolo sia le idee di chi le porta avanti, la dicono lunga sullo stato di confusione in cui versano molti esponenti politici in questa regione. I quali, visto i risultati, hanno assunto ancora di più il ruolo di… a voi la definizione di cosa. Una regione che, a quanto pare, i fatti parlano da soli, ha sposato appieno la “santa causa” della spocchia sotto tutti i punti di vista. A questo punto, ci fermiamo qui, anche se potremo continuare, perché temiamo che la rabbia possa prendere ancora di più il sopravvento sulla ragione tanto da non consentirci di trovare le parole giuste per commentare gli avvenimenti. I quali, meritano attenzione e non dileggio.

Tuttavia, sempre per il rispetto che portiamo per la gente ci schieriamo, senza alcun timore, con chi non sa come arrivare a fine mese o non sa come curarsi, perché la sanità molisana ha assunto i connotati di clochard. Uno dei tanti cittadini che, se potesse, ma a quanto pare non può, rivolgerebbe domande specifiche a chi in questo momento si è “erto” a componente dell’armata che, neanche Brancaleone da Norcia comanderebbe, non nel senso stretto della parola, bensì in quello della compagine. Un’armata che gli anziani definirebbero “l’esercito di Giacchino”, arraffazzonato, male armato e impreparato, con riferimento alla vicenda storica che vide la malasorte accanirsi contro Gioacchino Murat generale napoleonico fucilato dall’esercito borbonico a Pizzo Calabro dopo aver cercato di riconquistare “l’alta Italia”.

Un cittadino che, se potesse, vorrebbe rivolgere alcune domande a chi è assiso comodamente negli scranni del palazzo, anzi palazzaccio. E’ mai possibile che lo stato di supponenza sia arrivato a questo punto? é mai possibile che dopo aver aberrato le “bislaccate” di chi in precedenza ha affossato ancora di più il sistema le perpetra senza alcun ritegno? Non siamo farneticanti o nostalgici, che pensa “si stava meglio quando si stava peggio”. No, assolutamente siamo, di questo siamo più che sicuri, che chi inneggia al rigore e alla moralità invocando anche mezzi coercitivi non sa qual è il vero stato d’animo dei cittadini di una realtà come quella molisana, in cui si è arrivati veramente alla “frutta”. Realtà dove non sa chi “paga il conto e dove ogni giorno che passa si assiste alla desertificazione mentale, materiale e morale. Una regione dove si è costretti ad abbassare la testa e trainare il pesante fardello della quotidianità. Ascoltate la gente.

Date certezze a chi non né ha più. Non ponetevi sul piedistallo sfruttando l’ immagine “mediatica” per guadagnare spazio. Per il posto d’onore “nell’olimpo degli immortali”, come disse la scrittrice francese Margherite Yurcenar non servono “i miti”. Non fate dei “proclami” una certezza assoluta. Se si vuole veramente guadagnare un posto nelle cronache la poca considerazione della gente, specialmente dopo averla illusa, serve a poco. Serve, invece, il coraggio di lavorare in silenzio tra la gente e per la gente. Solo così si da una lezione di democrazia, responsabilità, rispetto per gli abitanti del Molise. Solo in questo modo si potrà portare a compimento il tanto agognato processo di innovazione e di ammodernamento. Solo così l’idea del cambiamento potrà essere guardata con fiducia e non con sospetto come accade ora. Solo così si potrà dare spazio al confronto leale tra le parti in cui domande e risposte coniugate possono essere la base costruttiva per il rilancio definitivo delle piccole ma significative realtà di cui il Molise è certamente un testimonio a tutti gli effetti.

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