L’intervento sulla politica regionale/ Scacco al RE o all’alfiere?

Di Massimo Dalla Torre

Non so voi, ma noi, quando ci accorgiamo di aver già visto un film, o spegniamo il televisore, o cambiamo canale perché conosciamo la fine fin troppo scontata o addirittura ci abbandoniamo tra le braccia di Morfeo con la speranza di non avere incubi notturni.

Questo è quello che accade assistendo agli avvenimenti che hanno caratterizzato i palazzi del potere locale nel corso delle ultime settimane. Un film non di cassetta, i cui titoli di testa non rispecchiano assolutamente quelli coda. Un film noioso e tediante che, nonostante i fuori programma offre uno spettacolo scadente, senza contenuto; anzi uno c’è: quello che lo spettro delle “disarmonie” aleggia con insistenza.

Uno spettacolo dove le comparse assumono sempre più il ruolo di protagonisti e viceversa. Uno spettacolo che ci riporta alla mente i girovaghi e i saltimbanchi che allietavano le serate dei signori nel medioevo. Nel ascoltare i commenti sugli avvenimenti che troneggiano sulle prime pagine dei giornali locali, tutti o quasi tutti, protesi e difendere certe posizioni, il che, è disdicevole per chi invece dovrebbe dare una ratio alle cose, ci è venuto alla mente il titolo che avremo voluto utilizzare: “Scacco…al re”.

Titolo che volutamente abbiamo modificato come potete leggere sotto forma di domanda.
Il re è veramente in scacco? O è l’alfiere a dover cedere? Gli esperti di politica, che in questi casi non mancano mai, giacché spuntano come funghi, alla stregua di quelli che s’improvvisano allenatori di calcio, e in Italia gli allenatori sono circa quarantamilioni, a questo punto ci tedierebbero con delle lunghe elucubrazioni per esporre la strategia da adottare; sempre che ne esista una. Una strategia che, la dice lunga su come ancora una volta siamo stati presi per “il naso” da chi, pur di distogliere la collettività dai problemi che ci assillano ha messo su una pantomima.
Una sorta di rappresentazione che sminuisce i problemi nodali che, se letti nel verso giusto potrebbero causare la “caduta nel baratro di molti dei”. Ecco la spiegazione e il perché dello stravolgimento del titolo. Vedete, “le baruffe chiozzotte”, perché di questo si tratta, caratterizzate tra l’altro, dalle “ciarle”, potevano andare bene nella Venezia del settecento non qui nella ventesima regione d’Italia, in quanto, da noi, non raffinati frequentatori di salotti e di caffè culturali è il linguaggio del popolo a far da padrone che, nella saggezza popolare, avrebbe commentato gli avvenimenti in questo modo – traduciamo dal vernacolo – “ci vogliono le fave che durano non i confetti che si sciolgono”. Perché “i confetti” se non consumati all’istante, rischiano di divenire stantii, immangiabili e pieni di ospiti indesiderati.

Commenti Facebook