L’intervento/ Sanità regionale: una “sciarade” di difficile soluzione

di Massimo Dalla Torre
Abbiamo letto con sconcerto le notizie sulla situazione sanitaria molisana. La quale, qualora non se ne fosse accorto nessuno, è quanto mai disastrata e irrecuperabile. Un qualcosa che, dopo le azioni messe in atto dai cosiddetti tecnici dell’ultima ora che, hanno dovuto battere in ritirata con la questione punto nascite di Termoli, rimesso in carreggiata dal TAR Molise, fa pensare seriamente che ci troviamo nuovamente dinanzi ad una”sciarada” di difficile soluzione che contrappone, tanto per cambiare, le forze politiche e non, soprattutto di una certa colorazione, che, prima hanno brigato affinché arrivasse in Molise il cosiddetto “tagliatore di teste” o “castigamatti” e poi non hanno esitato a rinnegarne la paternità, giocando con i destini dei molisani, sempre più disorientati. Una situazione che, specialmente in queste ore, è lievitata a dismisura, leggasi chiusura del reparto di neurochirurgia d’urgenza del Cardarelli di Campobasso che, costringe i pazienti affetti da patologie celebrali a dover ricorrere alle cure del nosocomio di Teramo e non più alla Neuromed di Pozzilli, non propriamente a portata di mano, 320 chilometri, fa sospettare che, innanzitutto si sono rotti certi accordi ma soprattutto, e chi rivendica la primo genitura delle varie nomine tra l’altro imposte direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, si è accorto che forse il precedente non era poi tanto errato. Un qualcosa, che ha scatenato una vera e propria “faida” all’interno dei palazzi del potere. Lotta, mascherata da lettura chiarificatrice delle esigenze del territorio, senza sapere che “la correzione è peggiore della stampa” e che fa sì che ci si penta come fece il tarlo che, dopo aver rosicchiato la croce di Cristo, una volta arrivato ai chiodi disse: mamma mia cosa ho combinato. Per non apparire i “grilli parlanti” della situazione, la cosa che lascia dubbiosi è che come mai solo ora si è scatenato il putiferio? Come mai nessuno, ripetiamo nessuno, ha “battuto il ferro quando era caldo”? e tanto altro ancora. Domande che, da uomini della strada che cercano risposte, difficilmente avremo, perché siamo arrivati al punto del non ritorno. Un qualcosa che mette in imbarazzo tantissime “anime” che, forse, si rendono conto, o non se ne rendono conto, solo ora della portata della questione. La quale, va ben oltre le scaramucce tra le parti e le chiacchiere da “ciaule”, termine dialettale per indicare le cornacchie o le taccole. Una questione che, invece, interessa l’intera collettività regionale che, è costretta, ad assistere al teatrino che ci viene proposto da chi recita purtroppo non a soggetto ma imbeccato. Recitazione anche con toni decisi, ma falsa, che, maschera altri problemi. I quali, visto la portata che, è molto più grave di quanto s’immagina, continua a tenere aperta la piaga della sanità regionale.

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