L’intervento/ Il pranzo di Pasqua in Molise

di Massimo Dalla Torre

Sono sempre più gli italiani che trascorreranno il giorno di Pasqua a casa in compagnia di parenti e amici dove, sulla tavola, trionferanno i sapori della tradizione che, non riguardano solo uova di cioccolato e colombe, nettamente in calo di vendite, ma soprattutto tipicità regionali che si tramandano da generazione in generazione.

La stima e’ stata fatta, sulla base delle indicazioni fornite dagli italiani che trascorreranno la Pasqua tra le mura domestiche testimoni del rito della preparazione di specialità gastronomiche destinate a rimanere solo un piacevole ricordo per tutto il restante periodo dell’anno. Si tratta di piatti che, come ingrediente principale, avranno 380 milioni di uova che si mangeranno soprattutto sode a colazione, o attraverso dolci, creme e paste per dessert.

Andando a fare i conti con la massaia, che, poi tale non è più, perché modernizzata tecnologicamente anche in cucina, il pranzo casalingo complessivamente costerà intorno al miliardo e mezzo di euro, contro quello dei ristoranti che è stimato in media a circa 40 euro per persona, anche se la maggior parte degli italiani, lo ripetiamo, resterà in famiglia, dove trionfa la preparazione self-made dei piatti tradizionali.

Senza apparire “impiccioni” anche perché scopriremo il segreto di Pulcinella alla portata di tutti, guardiamo tra le mura del popolo sannita. Sulle tavole Molisane, il pranzo, inizia con l’insalata “buona Pasqua” i cui ingredienti sono: fagiolini, uova sode, pomodori e frutta per l’antipasto un mix di salumi, rustici e formaggio; per primo pasta fresca con salsiccia e carciofi o pasta alla chitarra al ragù; per secondo grigliata di carne e salsiccia casareccia alla brace e l’immancabile agnello “cacio e uovo” magari accompagnato dai calzoni di formaggio che in dialetto si chiamano “casciatiell”; per finire con i dolci ossia pastiera di riso o di grano a seconda il gradimento dei commensali, ovviamente, l’immancabile uovo di cioccolato bianco, al latte o fondente e la colomba che inesorabilmente sarà abbandonata sulla tavola priva di ali perché a fine pranzo si è satolli e di conseguenza è difficile mandare giù qualche boccone in più.

Il tutto annaffiato da vino preferibilmente di produzione locale, liquori e caffè magari preparato con la moka o con la caffettiera Napoletana classica e non con le macchinette che snaturano il sapore della bevanda originaria degli altopiani etiopi e non del Brasile. Sono queste le specialità preparate sulla base di ricette della tradizione che, nascondono, spesso e volentieri piccoli segreti familiari che le rendono inimitabili dai grandi marchi industriali che coinvolgono sempre più chef blasonati che, a dir la verità, spersonalizzano l’inventiva culinaria.

 E se tra parenti e amici non c’è più chi custodisce e prepara i sapori di un tempo, il salvagente per antonomasia è rappresentato dagli oltre tredicimila agriturismi disseminati lungo tutto lo stivale dove sono radicate le tradizioni alimentari e dove è ancora possibile gustare autentiche specialità fatte con ingredienti genuini e ricette uniche del territorio. A confermarlo anche i ristoranti che offrono menù tipici che sono vincenti rispetto a quelli creativi o internazionali.

Insomma, un vero e proprio tripudio di sapori, e di gusti anche perché l’Italia, Molise compreso, non e’ conosciuta solo per l’arte, il sole, il paesaggio, ma soprattutto per la buona cucina vera e propria attrattiva specialmente per chi arriva da fuori i confini nazionali abituato a consumare in modo anche frugale cibi che con la cucina hanno poco a che fare. I quali, cozzano pesantemente con i dettami della culinaria arte sempre più difficile da mettere in pratica nell’era del mordi e fuggi.

Commenti Facebook