Intitolazione del sagrato del Convento di Toro al Cardinale Vincenzo Maria Orsini (Papa Benedetto XIII)

Il Consiglio Comunale di Toro nella tornata del 29 settembre u.s. ha deliberato all’unanimità di intitolare il sagrato del Convento di Santa Maria di Loreto al Cardinale Vincenzo Maria Orsini.

L’intitolazione è stata ritenuta doverosa sulla scorta delle seguenti ragioni.

– Il Cardinale Vincenzo Maria Orsini (Gravina di Puglia 1650 – Roma 1730), arcivescovo di Benevento per 44 anni, Abate di Santa Sofia di Benevento e Papa Benedetto XIII (1724-1730) è stato una figura storica di primo piano, in particolare della chiesa cattolica.

– Soprattutto è stato un benefattore di Toro, appartenuta da sempre e fino al 1983 all’arcidiocesi beneventana.

– Lo scorso mese di febbraio 2017 si è chiusa la fase istruttoria del processo canonico volto alla sua canonizzazione.

– La storia ha riconosciuto all’arcivescovo Orsini, capacità e lungimiranza fuori dal comune. A lui si devono, tra l’altro, disposizioni precise e vincolanti per il riordino degli archivi parrocchiali e per la stesura degli atti dei registri di rito, fin lì lasciati all’estro dei parroci che si succedevano nell’incarico; la redazione dei famosi inventari dei beni artistici e patrimoniali di chiese, cappelle e confraternite, con il tesoro di informazioni e mappe ivi conservate; il restauro e la consacrazione degli altari e delle chiese dell’arcidiocesi, testimoniati sistematicamente dalle lapidi incise a ricordo. Insomma è grazie all’arcivescovo Orsini che è arrivata fino a noi una larga fetta della storia dei nostri paesi e di Toro in particolare.

– In riferimento specifico al nostro paese, l’Orsini ha ricoperto la carica di abate di Santa Sofia di Benevento (1696-1730), nella cui giurisdizione feudale ricadevano i feudi molisani di Toro e San Giovanni in Galdo, che in quanto tali hanno goduto per circa sette secoli (1092-1785) del grande privilegio della immunità fiscale.
Il cardinale è stato un mecenate e un benefattore dei due paesi, pur detenendo il potere assoluto, dal momento che alla dignità di arcivescovo e quindi di padrone spirituale univa anche quella di abate e quindi di padrone feudale delle due comunità. Nei loro confronti, è stato assai prodigo di attenzioni.
Per Toro, in particolare, basterà ricordare il compenso irrisorio (30 tomoli di grano annui) dietro al quale ha ceduto in affitto il mulino con tre tomoli i terreni di proprietà abbaziale, l’uso gratuito del palazzo abbaziale, l’erezione a sue spese del Monte Frumentario (banche del grano a favore dei poveri che non avevano come procurarsi il grano da seminare, senza ricorrere agli strozzini), e la gran messe di documenti e opere d’arte di pregio rinvenibili nelle chiese del paese, riconducibili alla munificenza dell’illustre prelato, che in modo particolare ha avuto a cuore di restaurare e abbellire il convento di Santa Maria di Loreto, sua prediletta stanza.
Nel convento di Toro, dove l’Orsini amava soggiornare, si conservano, tra l’altro, un rarissimo ritratto del cardinale da giovane, le lapidi di consacrazione della chiesa e degli altari restaurati dall’Orsini, la tela del Rosario, commissionata dall’arcivescovo, del quale è impresso lo stemma cardinalizio, firmata e datata nel 1721 da Nicola Boraglia, il chiostro affrescato nel 1726 proprio in onore dell’Orsini Papa, atteso in paese per la visita pastorale del 1726, e la imponente tela della Madonna di Loreto donata da Papa Benedetto XIII alla comunità di Toro (1728) (cfr. Giovanni Mascia, Affreschi per il Papa. Arte, fede e storia nel chiostro e nel convento di Toro, Palladino editore, Campobasso 2008).

La delibera è stata posta immediatamente in esecuzione dalla Giunta Comunale con delibera presa in pari data. La cerimonia di intitolazione della Piazza Cardinale Vincenzo Maria Orsini (Papa Benedetto XIII) è stata programmata per la prossima primavera in concomitanza con la consegna dei lavori dell’imponente restauro in corso delle 19 lunette del chiostro del Convento, commissionato dalla Soprintendenza ai Beni Artistici del Molise in considerazione del valore storico, artistico e documentario dell’opera realizzata tre secoli fa in onore di Papa Orsini.

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