Inceneritore a Campobasso, la Frazione di Santo Stefano pronta al Referendum per l’annessione a Ripalimosani

Affollata, partecipata ed animata assemblea nell’ex edificio scolastico nella frazione Santo Stefano di Campobasso. All’ordine del giorno, ancora una volta, una discussione sulla volontà-decisione dell’amministrazione comunale di Campobasso di voler regalare ai suoi cittadini un inceneritore. Nonostante i vari tentativi di edulcorare con esotici nomignoli un forno per la cremazione dei defunti, uno su tutti “tempio”, è apparso chiaro ed evidente, attraverso l’erudita esposizione della dottoressa Filomena Macchiarolo, esperta in materia ambientale, già in forza al settore della Protezione Civile del Molise (fino alla sua rimozione forzata da parte dell’assessore Facciolla e senza nessuna difesa del consigliere delegato Ciocca), che l’impianto di cui trattasi, altro non è che un pericoloso inceneritore che con le sue temperature di oltre 800 gradi, può bruciare di tutto e può emettere di tutto a partire dalla famigerata diossina. Ma quello che spesso viene colpevolmente sottovalutato è l’emissione delle polveri sottili, tanto sottili e subdole da non poter essere viste né percepite al momento ma che gradualmente si insinuano nelle parti più sensibili dei nostri polmoni fino a farci ammalare di tumore. Questo, che piaccia o meno, è la pura, sacrosanta e tristissima realtà! Ottimo anche l’excursus del presidente del Comitato Santo Stefano, Maurizio Di Cristofaro, lucido e completo nello snocciolare, con l’ausilio di una serie di slide, criticità, pericolosità e casistica negativa derivanti da impianti crematori già in funzione in altre realtà italiane. Mauro Lombardi del Comitato Basta Emissioni del quartiere San Giovanni ha relazionato con certosina conoscenza e professionalità sulla strana procedura sin qui adottata per giungere al progetto ed ha, aspetto nient’affatto secondario, evidenziato come i costi di realizzazioni, a conti fatti, non potranno essere ammortizzati prima di una quindicina di anni, tanti, troppi per essere un buon affare per chi di affari si nutre. E allora ciò apre la stura per far rimarcare allo scrivente che in questi impianti, per essere convenienti, molto convenienti, sarà bruciato di tutto, tutto ciò che non può essere smaltito normalmente e che diventa foraggio e controllo totale di attività criminose sotto l’egida delle mafie e le camorre. Anche l’ex assessore Di Donato, nel suo intervento, rimarcando concetti sentiti dai presenti, ha lanciato l’allarme da forno ed ha invitato gli amministratori a rivedere le proprie decisioni. Esagerati ed a tratti disperati i tentativi dei rappresentanti comunali di ribattere quanto l’uditorio e gli esperti di volta in volta facevano risuonare nell’ex scuola a sostegno del loro no al forno. A dire il vero, il sindaco Battista, che mai si è sottratto al confronto, ci è sembrato in più occasioni coinvolto in questa avventura senza esserne troppo convinto.

Ha tentato diverse volte in questi mesi di darci ad intendere che l’amministrazione tutta sia in linea con il progetto, l’impressione che ne abbiamo ricavato, invece, è che la maggioranza su questo tema vacilli non poco, prova ne è la totale mancanza dei consigliere a questi dibattiti che lascia spazio a diversità di vedute tra loro. Più veemente l’assessore Maio, accalorato ed anche preoccupato dal come la vicenda volge verso una sconfitta dettata dal popolo, sconfitta che, se arrivasse troppo in là, potrebbe essere una Caporetto, Isernia insegna! Santo Stefano è una sorta di Paradiso Terrestre, un paesaggio notevole fatto di media alta collina dove le stradine si adagiano alle dolci curve sinusali e dove i tetti ancora sono a falde così come si conviene a tali contesti. Il verde costeggia la striscia di asfalto fino al suo confine, lo lambisce a monito, una sorta di avvertimento a non allargarsi oltre tanto. Lì, una comunità coriacea (lo hanno capito bene durante il confronto gli amministratori!), coltiva passioni, orti, campagna ed aria salubre (canile a parte) e non ha nessuna intenzione di farsi scippare l’ossigeno, di farsi penetrare i polmoni da polveri sottili, perché, come qualcuno tristemente riferisce, già gli bastano le neoplasie che hanno, senza aspettarne di nuove e più terribili che potrebbero derivare dall’avvelenamento da inceneritore.

Per ritornare al tema in modo più pertinente credo sia fondamentale ricordare che una recentissima sentenza del TAR Lazio, proprio in merito a proteste dei cittadini avversi alla realizzazione di un forno crematorio, abbia stabilito che tali legittime proteste, espressione del volere popolare sovrano giustificano la riconsiderazione e rivalutazione dell’interesse pubblico sotteso a queste opere! Noi pensiamo che tanto basti! Ma se così non fosse, gli abitanti ed i sostenitori del NO a nuove forme di emissione in atmosfera, di fronte a immotivata cocciutaggine dell’amministrazione al volere popolare, chiederanno con una raccolta di firme per l’indizione di un referendum di annessione al più vicino ed ecologico comune di Ripalimosani, così anche da ricomporre quanto la storia passata aveva in essere.
Emilio Izzo

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