Il magistrato di “tangentopoli” Piercamillo Davigo a Campobasso: “l’Italia è ancora un Paese a corruzione diffusa”

L’illegalità, una piaga sociale, che dai tempi dell’antica Roma non ha mai smesso di contaminare la nostra vita. I pesanti danni che apporta all’economia del Paese, quando interessi personali prevalgono sul bene collettivo. I mezzi per contrastarla. La non rassegnazione. L’informazione. Quindi la sinergia tra mondo giuridico ed università per porre i ragazzi nella condizione di conoscere il problema. In questo contesto si inserisce l’intervento del magistrato Piercamillo Davigo, presidente ANM, in un incontro svoltosi a Campobasso, presso la facoltà di Giurisprudenza, che ha visto la presenza della dottoressa Rossana Iesulauro, presidente della Corte d’Appello del capoluogo, del procuratore generale presso la stessa Corte, Guido Rispoli, dell’avvocato Demetrio Rivellino, presidente dell’Ordine degli avvocati, e del rettore Unimol, Gianmaria Palmieri. “Il legislatore – ha spiegato Davigo – tratta la corruzione come se fosse un reato singolo, perciò le pene non sono commisurate alla gravità. Anzi la maggior diffusione del malaffare ha determinato un alleggerimento delle sanzioni. Invece, bisogna prendere atto che siamo in presenza di un fenomeno a carattere seriale, ossia ripetitivo, e diffusivo, in quanto cerca di coinvolgere altre persone. Pertanto – ha proseguito il magistrato – si creano dei mercati illegali, cioè di autoregolamentazione, collegati ad un controllore esterno. Questo è lo schema del crimine organizzato, che solo mediante tecniche appropriate si riesce a sconfiggere. Inoltre – ha aggiunto Davigo – l’illegalita’ viaggia nel sommerso: infatti, stando alle statistiche, l’Italia sarebbe il Paese meno corrotto d’ Europa. Al contrario, i fatti dicono che le gare d’appalto sono tutte truccate, e che le opere pubbliche italiane costano il doppio di quelle indette negli altri Stati dell’UE, e risultano fatte anche male. Purtroppo, la mancanza del concetto di appartenenza da’ luogo a queste degenerazioni. L’inchiesta “mani pulite” è riuscita a sviscerare una corruzione di massa, perché negli interrogatori si è verificato un effetto domino, in cui ognuno ha chiamato in causa l’altro. E la politica, si intreccia con l’illegalità diffusa – ha concluso il magistrato – avvalendosi delle mazzette per comprare le tessere e, dunque, acquisire quel potere che appare più lucroso dell’investimento in denaro”.

Nel complesso un quadro molto inquietante in cui anche le “le Regioni hanno taglieggiato lo Stato”. ” Il Molise svetta – ha sottolineato Rispoli – per anomalie in materia di Sanità e conta 400 rinvii a giudizio per reati di concussione, corruzione e abusi d’ufficio”.

Rossella Salvatorelli

Commenti Facebook