Leggo la nebulosa difesa della sindaca di Campobasso e non posso non replicare con precisazioni
tecniche che sono state omesse
Innanzitutto, l’avviso pubblico – e sottolineo pubblico – precisa che parte dei fondi sono destinati al
CAV di Campobasso e per CAV si intende un luogo in possesso di requisiti strutturali e organizzativi
che permettono di autorizzarlo al funzionamento e l’inserimento nel Registro regionale che viene
poi inviato al Ministero delle Pari Opportunità ed entra nel sistema di finanziamento annuale. Era
chiaro che Liberaluna ha partecipato al bando nella consapevolezza di gestire quel CAV, che
comprendeva anche i locali.
Il 15 ottobre, la stessa Sindaca si è dichiarata disponibile a individuare una soluzione alternativa circa
i locali dove ospitare le attività ma due giorni dopo quella disponibilità è venuta meno, con la
comunicazione ufficiale di destinare ad altro utilizzo i locali di viale del Castello, in possesso di
requisiti specifici e autorizzati al funzionamento secondo le normative vigenti.
Il Servizio Programmazione Politiche Sociali ha quindi interessato l’Asrem per individuare una sede.
Nonostante la massima disponibilità, non è stato possibile arrivare ad una soluzione visto che i locali
sarebbero disponibili solo per 3 giorni alla settimana, al contrario di quanto sancito dalla Conferenza
Stato-Regioni e non autorizzabili al funzionamento. Nelle stesse ore l’APS Liberaluna – che ha messo
a disposizione i locali del proprio CAV (già autorizzato e in possesso dei requisiti) – ha chiesto, alla
delegata alle Pari Opportunità del Comune di Campobasso, un appuntamento con la Sindaca, per
trovare una soluzione. Purtroppo non sembra ci sia stato riscontro.
È evidente che la Regione Molise e l’ente aggiudicatario del servizio ritengono fondamentale il
rispetto delle norme vigenti in materia, quelle che invece sembrano sconosciute alla Sindaca di
Campobasso che inoltre, forse inconsapevolmente, con la sua difesa d’ufficio, ha demolito le
ambizioni di un’intera comunità (e anche quelle che a parole dice di perseguire) ovvero di fare rete
per prevenire e contrastare la violenza sulle donne in modo sinergico, offrendo tutte le opportunità
per “salvarsi”.
Fortunatamente gli altri Sindaci non hanno agito in questo modo: i primi cittadini di Isernia, Termoli
e Campomarino, con i coordinatori degli ATS, hanno garantito il servizio.
I rischi derivanti da questa decisione del Comune di Campobasso sono adesso oggetto anche di una
diffida e messa in mora presentata dall’APS Liberaluna.
Le donne vittime di violenza, che hanno bisogno di ascolto, aiuti concreti e accompagnamento alla
rinascita, saranno accolte come sempre. La Regione Molise, con il Servizio Programmazione
Politiche Sociali, e l’APS Liberaluna troveranno la soluzione migliore. Ma è importante ribadirlo: la
Centri antiviolenza/L’unica verità dei fatti è il “NO” della sindaca Forte
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