Campobasso/ Scuole sicure: “accontentati di quello che c’è”

E’ il tema dei temi in Molise ed in particolare a Campobasso, vista la delicata situazione logistica delle strutture cittadine. Ci riferiamo alla sicurezza nelle scuole, ‘problema’ che interessa una popolazione di circa 10.000 studenti nel capoluogo di regione, oltre ad insegnanti, presidi, personale Ata e naturalmente famiglie degli alunni. Ragionando a lume di naso e guardando un po’ la situazione generale si evince come in molte aree anche non particolarmente affollate del territorio regionale vi siano plessi scolastici nuovi ed efficienti, in alcuni casi anche ‘esagerati’ rispetto all’utilizzo che se ne può fare; nel mentre il capoluogo di regione va avanti tra chiusure di plessi obsoleti ed insicuri, ma anche permanenza di altri che obiettivamente qualche problema sembrano averlo. Citiamo non a caso uno studio specifico che stabilì che erano una cinquantina i plessi non perfettamente a norma e comunque in situazione tale da non decretarne la sicurezza in caso di sisma. Sono passati gli anni e, oltre ad un dislocamento un po’ alla rinfusa della popolazione scolastica proveniente dagli edifici chiusi, poco altro si è fatto.

Vediamo il punto di partenza. L’Amministrazione comunale di Campobasso, a guida PD, annunciò un Piano per le scuole da 14 milioni di euro. Era già il ‘recupero’ di una vecchia scheda tecnica di finanziamenti disponibili a favore del Comune. Il riparto dei fondi proveniva da risorse FSC 2000/2006 dell’Accordo di programma tra Regione e Comune, relativo al noto piano “Sistema scuole sicure, città, mobilità cittadina” del 07 novembre 2011. Già queste date fanno capire come la lentezza operativa nel pubblico sia purtroppo la regola. Ma andiamo avanti. Una fetta delle opere di edilizia scolastica vitali per la città furono inserite dalla giunta di Palazzo San Giorgio nel Piano triennale delle opere pubbliche, importante strumento di programmazione in cui l’amministrazione guidata dal sindaco Battista racchiuse le maggiori opere da realizzare dal 2018 al 2020.
Un Piano triennale imponente la cui somma si aggirava sui 40 milioni di euro, al cui interno priorità assoluta veniva data all’edilizia scolastica con la realizzazione di un plesso a Vazzieri per circa 3.290.000 euro (risorse Fas riprogrammazione 2000-2006) e 2.800.000 euro di fondi comunali derivanti dalla vendita dell’ex scuola di via Kennedy. Tra gli interventi anche la costruzione di un edificio scolastico al Cep per 4.250.000 euro (risorse Fas riprogrammazione 2000-2006) e di uno in via Crispi (Colozza-D’Amato) per 1.460.000 euro (di risorse Fas riprogrammazione 2000-2006) e ulteriori 1.840.000 euro derivanti dalla vendita dell’ex scuola di via D’Amato a cui si aggiungevano poco meno di 3.162.000 di fondi Inail e 700mila euro di fondi comunali (queste ultime due voci furono inserite nell’elenco del 2019).

Non sarà sfuggito ai lettori attenti come alcune delle iniziative citate siano ancora incompiute. In particolare la ex-scuola di via Kennedy è ancora ‘immobile’ chiusa ed inutilizzata per qualunque scopo, sia pubblico che privato; allora aggiungiamo qualche elemento. Nel plesso non si tengono attività scolastiche da tempo, se non andiamo errati addirittura dal 2010, per problemi di staticità delle strutture e mancato adeguamento alle norme antisismiche ed il complesso è stato fatto oggetto di proposte che a distanza di anni non hanno trovato ancora attuazione. All’inizio si parlò di un priojet financing con una nota impresa cittadina, che sarebbe rientrato in una logica di recupero edilizio più ampia, sull’esempio di quello che si sarebbe dovuto fare per il mercato coperto di Campobasso (altra proposta purtroppo rimasta incompiuta). Nel tempo la scheda tecnica del plesso di Via Kennedy è cambiata e si è parlato di vendita ‘sic et sempliciter’. Era, se non andiamo errati, il 2017. Ma la storia non finisce ancora. A gennaio di quest’anno l’ennesimo dietro front. L’amministrazione Gravina ha inteso proporre l’idea di utilizzo dell’area usufruendo delle agevolazioni previste nel decreto del Ministro dell’istruzione del 2 dicembre 2021, che ha come obiettivo la “costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli asili nido e delle scuole dell’infanzia”. A via Kennedy, quindi, dovrebbe sorgere  un Polo per l’infanzia  per bambini da 0 a 6 anni, comprensivo di asilo nido e scuola per l’infanzia,  naturalmente attraverso abbattimento del plesso obsoleto e costruzione della nuova struttura. Intanto il corpo edilizio per il momento è ancora al suo posto, dopo 12 anni e varie ipotesi dalla data di chiusura; e comunque non si hanno certezze su quello che diventerà e se diventerà il progetto elaborato secondo i propositi dell’Amministrazione-Gravina.
Abbiamo citato il caso eclatante, ma potremmo proseguire con altri: è largamente inutilizzata l’imponente struttura che per decenni ha ospitato le ex-scuole elementari ‘D’Ovidio’ in Via Roma e ancora si discute di quella di Via D’Amato e quella del Cep. Va detto che certamente qualcosa negli ultimi anni si è fatto, anche se si tratta di interventi comunque programmati da precedenti amministrazioni: la costruzione del complesso di Via Crispi quando sarà completata, darà alla città una scuola innovativa e moderna, idem per la nuova sede del ‘Galanti’ in via Scardocchia; si completerà la nuova scuola di Mascione, mentre vengono chiamate ‘scuoline’, per le dimensioni ridotte, i due plessi (considerati al tempo ‘emergenziali’) rispettivamente di Via Berlinguer e quello a confine con la ‘Colozza’.

Sembra obiettivamente poco, soprattutto in riferimento al ‘battage’ pubblicitario e alle ridondanti dichiarazioni d’intenti che le ultime amministrazioni comunali (tutte, nessuna esclusa) hanno rilasciato sul tema della sicurezza scolastica.

Nella logica campobassana del “accontentati di quello che c’è”, speriamo di vedere completate almeno queste, per il momento.

Stefano Manocchio

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