Cambiare abitudini quotidiane per salvare l’ambiente e la nostra salute dagli attacchi climatici. Due incontri in Molise all’insegna di Slow Food

È sempre vivo in Molise il discorso sulla salvaguardia del territorio, dell’economia legata alla cura della terra e della cultura per il buon cibo. 

Dopo la “Biodomenica”, che ha visto la presenza di molti espositori di prodotti locali presso il mercato coperto di via Monforte, nel weekend appena trascorso, il 9 e 10 dicembre, si è celebrato “Il Terrà madre day” con due incontri a San Giovanni in Galdo e Campobasso. “La terra bene comune” e “Clima, paesaggio e biodiversità” gli argomenti al centro del dibattito.

“Il nostro territorio, fatto di natura, persone e tradizioni – ha sottolineato il dottor Nicola Del Vecchio, esperto in Scienze Gastronomiche – è l’unico tesoro che abbiamo. Perciò ognuno di noi deve prendere coscienza dei cambiamenti climatici, che minacciano l’ambiente, per mettere in pratica nuove strategie quotidiane. Cambiare abitudini nell’approvvigionamento del cibo, differenziare i rifiuti o dare valore alle risorse di cui disponiamo, l’acqua in particolare, rappresentano dei buoni esempi  per lasciare un habitat più sano alle prossime generazioni e favorire la crescita della nostra regione”.

 A proposito di conservazione dell’acqua, Pasquale Di Lena, perito agrario, e neo eletto coordinatore del “bio distretto” del Basso Molise, ha riproposto un’idea lanciata anni fa da un docente universitario di geologia che consisteva nel creare dei laghi collinari. “Un bel progetto – ha detto Di Lena – di arricchimento del paesaggio, quindi di richiamo turistico, ma sopratutto un invaso per raccogliere acqua da attingere all’occorrenza, ad esempio per spegnere gli incendi”.

Il dottor Stefano Beltrani, studioso di Scienze ambientali, ha ribadito il concetto che tutti siamo coinvolti nell’obiettivo di migliorare  l’ambiente, o quanto meno di arginare ulteriori disastri. “Dalla scelta dei tessuti naturali (anziché sintetici) al minor utilizzo possibile dell’automobile; dalla riduzione dell’uso della plastica all’incremento delle aree verdi nelle città; si tratta di semplici espedienti tesi a non alimentare quella cappa atmosferica che progressivamente sta alterando la temperatura del pianeta. Infatti i “gas serra”, prodotti dagli scarichi industriali, agiscono come pannelli di vetro in una serra che intrappolano il calore e lo riflettono nuovamente sulla superficie terrestre andando a riscaldare gli oceani e persino a sciogliere i ghiacciai.  

Ebbene – ha concluso Beltrani –  il nostro cibo, inevitabilmente, diventa anche vittima del clima che cambia”. 

Pertanto, a parere dei relatori,  una produzione contadina, non intensiva, e la propensione verso prodotti più sani, di stagione, senza pesticidi, magari a chilometro zero, sono le basi per un cambiamento di rotta verso il benessere dell’intero territorio.

Rossella Salvatorelli

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