Smembramento del Molise. Pietro Maio replica all’onorevole Morassut

On. Morassut,
noto con rammarico che a livello preliminare si avviano azioni e iniziative istituzionali senza alcuna verifica parlamentare in sede politico – amministrativa con i territori interessati. Leggere sulla stampa l’estemporaneità di una proposta di legge di smembramento del Molise in una fase in cui la nostra regione vive una forte crisi economica, sociale e produttiva che ha indotto Papa Francesco, il 5 luglio scorso in una visita a Campobasso, a lanciare un appello per un Patto per il Lavoro da sottoscrivere con il Governo in favore del Molise che, ad oggi, è stato totalmente disatteso dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero dell’Economia.
Pensare di girare lo sguardo dall’altra parte su licenziamenti, crisi aziendali e nuove emigrazioni e rimanere in silenzio al cospetto di tagli macroscopici ai servizi elementari, nel mentre non si registrano iniziative parlamentari a sostegno della regione, lascia già costernati, ma aggiungere a ciò la provocazione di uno smembramento del Molise, immotivato dal punto di vista sia storico che culturale, è oggettivamente troppo.
La Fondazione Agnelli nel 1991 proponeva la riduzione delle regioni prefigurandone l’accorpamento in Macro – Aree più vaste, ma senza dividere i territori.
Ci si confronti sulla futura articolazione dello Stato con cognizione di causa, conoscenza dell’orografia del paese e tenendo presente l’interesse del cittadino che ha bisogno di capire se i suoi diritti sono esigibili rivolgendosi al comune (e non è il caso del Molise, visto che 100 comuni su 136 sono di dimensioni modeste), alla provincia (e non è il caso del Molise o di altri territori italiani, visto che sono state declassate a enti di area vasta senza chiarirne funzioni, competenze e finanziamenti), alla regione (e si tratta di capire come e se questi enti continueranno ad operare e con quali margini di manovra più che con quali estensioni geografiche) o direttamente all’articolazione dello Stato che tornerebbe ad organizzarsi con uffici periferici coordinati da Roma e gestiti a livello nazionale.
Su questo argomento è preferibile evitare scorciatoie e tornare a confrontarsi seriamente sulle questioni. Nell’attesa potrebbe essere ripreso a Roma anche l’appello di Papa Francesco per un Patto per il Lavoro a sostegno del Molise. O in Parlamento non si è compreso il perché il Papa ha voluto cominciare la propria visita scegliendo le periferie del Molise per l’Italia e l’Albania per l’Europa?  (Pietro Maio)

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