Mercati finanziari/ Adesso che succede? Non si sa, ma è molto semplice

Cosa accade adesso? Questa la domanda più ricorrente all’esito del referendum tenutosi domenica in Grecia. La risposta più probabile? Boh. Con il rifiuto del popolo ellenico della ennesima ricetta avvelenata proposta dai tedeschi e dai loro corifei si entra in un territorio completamente sconosciuto. Tecnicamente laCgrecia dovrebbe essere dichiarata fallita, o in default come si preferisce dire in modo politicamente corretto ma questo, riguardando uno Stato di 10 milioni di persone che adotta la stessa moneta dei creditori non è esattamente semplice. Non è la stessa cosa dichiarare il fallimento di un lattoniere oberato dai debiti e dichiarare il default di uno stato membro dell’eurozona. C’è poi un discorso politico che va beno oltre le questioni tecniche e bancarie. Il voto di ieri è stato il primo, fondamentale, momento formale nella rivoluzione contro l’attuale sistema di governo dell’economia e della finanza mondiale. Dopo anni di segnali, del tutto rimasti inascoltati, di partiti antieuro che conquistavano dalla sera alla mattina ampie fette di elettorato (I pirati tedeschi gli antesignani, poi Cinque Stelle in Italia, Front National in Francia, Ukip in Gran Bretagna, Podemos e Ciudadanos in Spagna, ancora Lega in Italia e Syriza al governo in Grecia) il referendum di Atene è una specie di carta dei diritti contro i banchieri che governano l’Europa e il mondo. Una specie di Magna Charta, al di là della semplicità di quel Nai che ha stravinto nelle urne. I punti sono chiari: la rendita e la finanza non possono sostituirsi all’economia e al lavoro, l’Europa è un progetto strampalato concepito male e realizzato peggio, l’austerità imposta ai popoli è una tragica cretinaggine che fa più vittime di una guerra. I soldi sono tutto è vero, ma non sono gestibili da algoritmi o equazioni che, guarda caso, arricchiscono solo ed esclusivamente chi le applica. I soldi e le regole per la loro distribuzione sono un problema politico, un problema del popolo che ieri si è riappropriato, almeno in Grecia, di questo suo diritto naturale. Che cosa accade adesso? La strada è chiara, sarà dolorosa ma inevitabile. Queste elite incapaci che hanno governato l’Europa e i suoi stati (Monti, Letta, renzi per l’Italia, una cosa che neanche uno scrittore di horror poteva immaginare) devono andare a casa. Prima ci vanno, meglio è. Se la Germania si ostina nella sua stupida richiesta di pagamento prestiti, la Germania si troverà in un cumulo di macerie come alla fine della seconda guerra mondiale. L’austerità non sta soltanto impoverendo e massacrando i greci, infatti. Gli stessi tedeschi, da anni, non investono più un euro su infrastrutture pubbliche e servizi alla collettività, campando solo sulla rendita che gli deriva dall’essere lo stato più organizzato d’Europa. Gli Stati Uniti dovranno intervenire, perché sono loro l’unica superpotenza mondiale. Non possono pensare di riprendersi Cuba e forse l’Iran e perdere, d’amblé, l’Europa bastione del loro superpotere. Se non lo fanno, significa semplicemente che non saranno più una superpotenza e la Cina si farà avanti. Semplice,inevitabile. Il tutto sarà condito da forti scossoni, si spera solo non violenti. Ma l’esito è inevitabile, e la giornata di domenica è stata solo la prima pagina ufficiale di questo tormentato cammino. Intanto, e molto prevedibilmente, i mercati hanno paura: Milano sprofonda del 2,5%, l’euro sta 1,10, lo spread sale intorno ai 160 (Pietro Colagiovanni)

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