Che fine ha fatto il progetto di riforma dei Consorzi per lo sviluppo produttivo del Molise?

In quale cassetto è stato riposto  quello che sarebbe dovuto essere il primo grande intervento riformativo del Governo Frattura, su cui tanto si è detto e promesso anche in fase di campagna elettorale?
“Unificare la governance dei Consorzi Industriali, centralizzare i servizi creando le migliori condizioni di insediamento”, questa era una delle principali linee programmatiche illustrate dal Presidente Frattura al Consiglio regionale, un intervento rimasto fortemente disatteso e di cui si sono perse le tracce da tempo.
L’esigenza di avviare e portare a termine un processo di riassetto industriale nella regione Molise, ridimensionando la struttura dei consorzi industriali esistenti, quelli di Isernia-Venafro, Campobasso-Bojano e Termoli, in favore della creazione di un unico Consorzio, stante le difficoltà della situazione economica generale, era stata avvertita anche dal precedente Governo regionale di Centrodestra, che con Deliberazione di Giunta regionale n. 707 del 5 novembre 2012 aveva approvato uno specifico progetto di riforma, rimasto poi sulla carta a causa dell’interruzione della legislatura.
Partendo da questo principio abbiamo presentato in Consiglio regionale, il 19 giugno del 2013, la nostra proposta di legge indirizzata alla riforma dei Consorzi per lo sviluppo produttivo del Molise, che, seguendo una prassi che nel tempo si è poi consolidata, è stata di fatto messa da parte, fino a quando anche la Giunta regionale, il 22 novembre 2013, ha presentato la sua proposta di riforma.
Da questi due testi si è arrivati ad un testo unificato che ci auguravamo potesse essere veramente espressione di condivisione del Consiglio regionale, vista la delicatezza e l’importanza dell’intervento normativo. Di quel testo, arrivato nell’assemblea consiliare il 2 febbraio 2016, a distanza di mesi non si sa più nulla, a seguito dell’ulteriore rinvio, richiesto e approvato unicamente dalla maggioranza di Centrosinistra, per l’emergere di alcuni profili di incostituzionalità che noi, preventivamente, avevamo già segnalato, trattandosi di una materia a legislazione concorrente, con consolidati e determinati indirizzi fissati dalla vigente normativa statale, in particolare dalla Legge n. 317/1991, che stabilisce come “i consorzi di sviluppo industriale, costituiti ai sensi della vigente legislazione nazionale e regionale, sono enti pubblici economici. Spetta alle regioni soltanto il controllo sui piani economici e finanziari dei consorzi”.
Bisogna riprendere immediatamente quella proposta di legge, andare avanti in tempi celeri, affrontare i profili di illegittimità, prima in Commissione e poi soprattutto in Consiglio regionale perché, forse giova ricordarlo a qualcuno, l’Aula è sovrana e dopo un periodo di lavoro così lungo ha il diritto, nonché il dovere di esprimersi.

Ora, politicamente, il Presidente Frattura ci deve dire se intende andare avanti con questa riforma, che per noi non è più procrastinabile perché in questi tempi di crisi industriali ed emergenza occupazionale bisogna mettere in atto tutte le iniziative necessarie per programmare uno sviluppo territoriale economico-produttivo sostenibile; dopo quasi tre anni dalla presentazione di questi progetti di riforma, nonostante le rassicurazioni del Governo regionale che auspicava per il settembre del 2014 l’ultima data per l’approvazione della riforma dei consorzi industriali, non è concepibile tenere al palo il rilancio dello sviluppo produttivo molisano.

Innovazione, promozione, razionalizzazione, semplificazione, efficientamento, belle parole, promesse rimaste tali, per un riforma più volte annunciata e non ancora realizzata, nonostante le necessità e le richieste del territorio.

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