Il Molise non è un posto per vivi

crollo-produzioneFa quasi tenerezza leggere la proposta dei consiglieri del centro destra sulla riorganizzazione dei consorzi industriali del Molise. E non per il merito della proposta, ma per lo scenario surreale in cui la stessa si inserisce. Il Cosvimo, il consorzio per lo sviluppo produttivo del Molise nascerebbe con una mission impossible. Sentiamo quale: “il nuovo istituto è stato pensato come uno strumento con la finalità di favorire la vocazione di impresa della realtà consortile, per promuovere nuove iniziative industriali oppure sostenere la permanenza di quelle già esistenti.” Ora il punto qual’è: di grazia quali iniziative industriali il Molise potrà mai attrarre? E quali iniziative già esistenti vanno sostenute? Qui non c’è più nulla, questo non è una regione per vivi. Lo Zuccherificio è riuscito a scomparire producendo zucchero, cioè un prodotto che difficilmente risente delle mode e dei gusti del consumatore. Ed è scomparso in una girandola di privati e cognati, di camion che portavano via lo zucchero dai magazzini, di manager con le vacanze pagate che più che altro hanno ristrutturato le loro finanze. 

Il polo avicolo di Bojano più che un polo è un cratere che ha inghiottito decine di milioni di euro (forse centinaia) tra quotazioni in Borsa, finanza creativa, gestioni fallimentari parastatali e pararegionali per finire con impianti vecchi, obsoleti, chiusi e cassintegrati di lungo periodo. Ma con dirigenti che ogni giorno ancora vanno puntualmente al lavoro a dirigere non si sa bene per fare cosa. La Ittierre più che produrre pantaloni ha messo in braghe di tela migliaia di famiglie che hanno dovuto subire tre o quattro fallimenti per non ritrovarsi più con niente. Una sola costante ha avuto la Ittierre: tutti grandi proprietari, i padroni del vapore avevavno le loro sedi e le loro finanze inevitabilmente in Lussemburgo. I nuclei industriali che dovrebbero convergere nel Cosvimo sono relitti costosi e fonti di sperpero. Il bilancio di quello di Campobasso-Bojano non è stato neanche approvato dai revisori dei conti, ad Isernia ci sono solo gli scheletri delle industrie. Resta quello di Termoli che si regge poi solo sulla Fiat. Ma è gestito da chi prendeva (o prende) 400 euro per ogni seduta di consiglio direttivo, è pieno di aziende chimiche (che peraltro chiudono pure loro), ed è stato interessato da un sequestro della magistratura di terreni (ben 40 ettari) in cui sarebbero stati sversati rifiuti pericolosi. Che Sviluppo ci fai con una roba così, devi solo pregare che Marchionne non decida un giorno di portare tutto a Detroit. Ecco questo è il Molise della Cosvimo proposto dai consiglieri di opposizione, alcuni dei quali sono stati anche protagonisti al governo negli anni ruggenti dell’industrializzazione pagata dai contribuenti regionali. E che quindi dovrebbero ben sapere come stanno le cose realmente.

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