Siria, dal documento finale Ue sparisce l’ipotesi di sanzioni alla Russia

Nel testo la “valutazione di tutte le opzioni disponibili”. Renzi: “Non ha senso parlare di restrizioni a Mosca” www.repubblica.it

L’Ue è unita nel condannare l’appoggio di Mosca al presidente siriano di Bashar al Assad e le azioni militari che colpiscono la popolazione civile, ma è divisa sulle misure da adottare. Il risultato è che la possibilità di imporre sanzioni a “persone o entità” russe per il sostegno dato al regime di Damasco sparisce dal testo approvato dai leader dell’Ue riuniti a Bruxelles. I toni si attenuano e nel documento finale compare la “valutazione di tutte le opzioni disponibili”. “Non ha senso parlare di sanzioni alla Russia” in un momento in cui “tutti concordiamo che bisogna fare tutte le pressioni possibili perché si possa arrivare ad un accordo in Siria”, dice a notte fonda, al termine della prima giornata di lavori, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, promotore tra l’altro di una discussione di ampio respiro sulle relazioni Ue-Russia.

A bloccare la formula delle sanzioni, secondo fonti europee, è stato proprio il premier italiano, durante la cena a porte chiuse. Renzi ha chiesto che si tornasse a quella emersa dalla riunione dei ministri degli Esteri di lunedì scorso in cui si specificava che le misure restrittive sarebbero state applicate ai “siriani”. La bozza di testo arrivata oggi sul tavolo invece, era stata modificata negli ultimi giorni, su richiesta di Francia, Germania e Gran Bretagna. Qui il riferimento “siriani” era scomparso, las
ciando spazio a un’espressione più ambigua, che apriva la strada a misure nei confronti della Russia.

Il capo del governo italiano ha fatto asse con l’Alto rappresentante Ue per la politica estera Federica Mogherini, costruendo la soluzione poi accettata da tutti, compresi il presidente francesce Françoise Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel e la premier britannica Theresa May, arrivati al summit col piede premuto sull’acceleratore delle sanzioni a Mosca. A non voler sentire parlare di sanzioni, secondo altre fonti, anche i leader di Spagna, Grecia, Austria e Cipro.

Il segnale politico comunque resta. Il vertice europeo “condanna gli attacchi del regime siriano e dei suoi alleati, in particolare la Russia, contro i civili ad Aleppo”, sollecitano “un’immediata cessazione delle ostilità e la ripresa di un processo politico credibile sotto l’egida delle Nazioni Unite”. Mogherini è stata incaricata di andare avanti col lavoro per portare gli aiuti umanitari in Siria e continuare sulla strada della diplomazia.

Intanto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, manifesta forte “preoccupazione” per la squadra navale con una portaerei russa in avvicinamento al Mediterraneo orientale che “potrebbe sostenere le operazioni militari in Siria” e annuncia che sarà monitorata “in modo responsabile e misurato”.

Alla cena a porte chiuse a Bruxelles, Hollande e Merkel hanno descritto la “difficoltà” del confronto avuto con il presidente russo Vladimir Putin a Berlino mercoledì, sia nel cosiddetto “formato Normandia” (Francia, Germania, Ucraina e Russia) che quando il presidente ucraino Petro Poroshenko si è allontanato e la discussione si è concentrata sul conflitto siriano.

Al summit europeo la linea dura non è comunque passata. Il capo dell’Eliseo era arrivato a Bruxelles per “convincere i colleghi a fare tutta la pressione possibile”. La cancelliera tedesca aveva esortato ad assumere “una posizione” perché “parlare non basta”. Il cessate il fuoco “deve essere duraturo” e la situazione ad Aleppo “è inumana”. “È vitale che si lavori assieme per continuare a mettere pressione sulla Russia”, aveva avvertito la premier britannica. Lo stesso Tusk aveva esortato “a tenere
aperte tutte le opzioni incluse le sanzioni se continuano i crimini in Siria, ad Aleppo”. Fonti Ue raccontano, tra l’altro, di una telefonata di Hollande a Tusk mercoledì sera, dopo l’incontro con Putin, per ribadire la necessità di rafforzare la pressione su Mosca.

Commenti Facebook