Referendum, il governo ha deciso: si vota il 4 dicembre

Via libera dal Consiglio dei ministri al giorno proposto dal premier. Renzi: “La partita è adesso, non ci sarà un’altra occasione”. M5s: “Data indegna, non ci ha consultato”.
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Domenica 4 dicembre: il Consiglio dei ministri ha approvato la data del referendum costituzionale, dopo il voto alla Camera sulle mozioni e la spaccatura interna ai dem. Il giorno prescelto, proposto dal premier Renzi e su cui il governo ha dato il suo via libera, è domenica 4 dicembre. “Si vota il 4 dicembre. Per cambiare la Costituzione, per cambiare il Paese #bastaunsi #referendum”, scrive su Twitter Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera.

“Il capo ha deciso 4 dicembre. Se poteva portava referendum a Natale. Ma due mesi in più di propaganda non cambiano esito. Tanto vince il No”, così Arturo Scotto, deputato capogruppo di Sinistra italiana, gruppo che contestava da giorni la data di dicembre perchè ridurrebbe l’affluenza e farebbe recuperare gli avversari del Sì.

M5s spara a zero. “Data indegna, Renzi non ha consultato le opposizioni, prestigiatore del gioco delle tre carte”, affermano i deputati M5S della commissione Affari costituzionali della Camera: “Grave che Renzi abbia scelto la data del referendum costituzionale senza neanche consultarsi con le opposizioni. Ed è altrettanto grave e vergognoso che abbia negato ai cittadini, per così tanto tempo, la possibilità di esprimersi su un tema così delicato e importante, facendo un’indegna melina. Inoltre, se avesse potuto, il Presidente del Consiglio ci avrebbe fatto votare a Natale o, magari, a Capodanno, nella speranza di scoraggiare la maggioranza degli italiani, che è a favore del no, a recarsi presso le urne e nel tentativo di arrivare a mangiarsi il panettone”, incalzano i grillini. E su Fb Di Battista così argomenta: “Abbiamo 70 giorni per sconfiggere Golia, per spiegare a più cittadini possibile i pericoli delle riforme di Renzi-Boschi-Verdini-Napolitano e per mostrare a tutti i documenti ufficiali di banche d’affari come la JPMorgan dove si chiede di ‘superare le Costituzioni dei paesi del Sud Europa perché troppo incentrate sullo stato sociale'”. D’Alema, da Ercolano, attacca: “Quella riforma è un pasticcio”.
Ma Renzi va dritto e sceglie la sua Firenze, giovedì 29 settembre, per dare il via alla campagna ufficiale per il Sì. E, nella sua newsletter scrive: “La partita è adesso e non tornerà. Non ci sarà un’altra occasione. Sono certo che non la sprecheremo”. E aggiunge, rispondendo a chi, come Brunetta, polemizza col testo scritto sulla scheda, che sarebbe uno spot per il Sì: “Il quesito referendario è stato “stabilito dalla legge, non dal marketing. Ma potremmo ridurlo a un concetto più semplice. Vogliamo avere un paese più stabile e più semplice o vogliamo tornare alle bicamerali D’alema-Berlusconi o consegnarci a una strana forma di democrazia diretta in cui una srl di milano controlla la democrazia interna di uno dei più grandi partiti del paese e si lega ai propri amministratori da contratti privati con tanto di penali da pagare? La partita è tutta qui. Qui e ora. Chi vuole cambiare, ci dia una mano”.

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