Gorino, barricate contro migranti «Dicono 11 donne, poi diventa un’invasione»

Nel paese (Gorino) che ha fatto le barricate per fermare il pullman degli immigrati
di Marco Imarisio, inviato a Goro www.corriere.it

GORO (Ferrara) «Noi siamo un paesino pulito, non possiamo accettare che ce lo sporchino». «Giusto, e poi si sa come vanno queste cose, dicono undici donne e subito dopo ci mandano i maschi, avranno pur dei mariti, e così diventa una invasione».
Nel ristorante di piazza della Libertà il tempo sembra essersi fermato. Sugli scaffali di vetro ai lati di uno specchio annerito sono impilati esemplari di Biancosarti, Vecchia Romagna etichetta nera, Stock, bottiglie che rimandano a un’altra epoca. La ragazza che lava i bicchieri dietro al bancone guarda di sottecchi i due avventori venuti a ristorarsi dal presidio. «Ma non vi vergognate» sibila senza troppa voglia di essere udita. Antonella Telloli e Oliviero Trombini invece sentono. Fanno spallucce. Pagano ed escono senza replicare. «Quella non deve essere di qui» dicono una volta fuori. «I buonisti si nascondono davanti alle femmine incinte che manco ci sono. I soliti politicanti».
Tra il Delta e il mare
Gorino non è vicino a Ferrara, è lontano da tutto. A Gorino ci sono 590 residenti, due negozi di alimentari, una farmacia, una tabaccheria, un ristorante e l’ostello da 46 posti letto che fa anche da bar della frazione. Per arrivarci da Goro si percorre una strada comunale bianca, in un panorama piatto che conduce al delta del Po e al mare. L’ospedale più vicino dista settanta chilometri. La stazione dei carabinieri è stata chiusa nel 2012, li hanno spostati a Comacchio. «Siamo gente chiusa. Ogni città ci sembra una metropoli. Abbiamo la nostra quotidianità e non accettiamo che venga intaccata da estranei».
La casalinga di Gorino
La signora Antonella dice di averlo fatto per suo figlio, che ha due anni. «Gli devo garantire un avvenire». È nata qui 33 anni fa. Si era trasferita in Sicilia al seguito del marito, che lavora come imbianchino, lei è una casalinga. «Quando sono rimasta incinta siamo tornati. Abitavamo a qualche chilometro dal centro di accoglienza di Mineo. Clandestini a spasso. Poco lavoro. Ora abbiamo un futuro e non voglio che ce lo portino via». Alle 15.30 di lunedì Antonella era su Facebook. Si accorge che un ex candidato sindaco di Goro ha postato un allegato. Lo apre. È l’ordinanza del prefetto che requisisce parzialmente l’Ostello-bar «Amore e natura» di Gorino. «Provvedimento a carattere eccezionale straordinario». Stanno arrivando. Si attacca al telefono. Oliviero Trombini, pescatore, 51 anni, dice di aver chiamato «amici degli amici», scoprendo così che i migranti sono già in viaggio su una corriera partita da Bologna. Corrono voci. Cinquanta, forse sessanta.

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