Inquinamento nel venafrano: la Legge del profitto per pochi contro la salute di tanti

Dalla imponente manifestazione di sabato scorso a Venafro è emersa una sostanziale sfiducia popolare nelle istituzioni, tra Procura, Prefettura, ASREM e ARPA, Regione e amministrazioni locali.Ed è giusto rivendicare nell’immediato che le associazioni possano intervenire con un proprio consulente di fiducia nell’incidente probatorio al fine di verificare la natura dal materiale trasportato tra l’inceneritore di Pozzili e il cementificio di Sesto Campano, scoperte di recente, ma anche nei controlli sugli impianti della zona già sotto osservazione.
Da oltre vent’anni nella zona del venafrano è certificato il più alto tasso di mortalità per tumori, un picco delle patologie oncologiche; con i tassi più significativi proprio nella piana di Venafro, tra il 2003 e il 2015, si registrano come principali cause di mortalità le malattie cardiovascolari, i problemi all’apparato respiratorio, gli aborti spontanei, malattie dell’apparato digerente, malattie endocrine e metaboliche, nonché presenza di diossina negli alimenti e persino nel latte materno.
Le autorità preposte nell’insieme formano però il famoso “PORTO DELLE NEBBIE”: non hanno fornito una benché minima risposta sulle cause, non hanno provveduto a rimuovere le fonti inquinanti, lasciando anzi aggravare il disastro nel tempo.
L’omesso registro dei tumori con la connessa assenza di indagini epidemiologiche, la violazione dell’obbligo di zonizzazione e di misurazione della qualità dell’aria da parte della Regione che persiste nonostante la diffida del ministero dell’ambiente fatta all’ex governatore Iorio nel 2012, di per sé rendono illecite le autorizzazioni di impianti di incenerimento o di produzioni inquinanti.
Queste omissioni rappresentano anche il principale aiuto per chi nasconde la verità.
L’art.12 della legge regionale 16/2011 “per la tutela del territorio molisano” prevede in particolare  la bonifica dell’area di Venafro, indicata da Schiavone come cuore degli del traffico illecito dei rifiuti: tutto omesso !
Solo per citare altri esempi, il pentito Schiavone aveva chiarito che il Molise era crocevia dei traffici illegali delle ecomafie indicando i precisi posti e le convivenze delle locali istituzioni proprio nella provincia di Isernia; le inchieste sull’uso della dismessa Forderghisa già in mano camorristica; l’inchiesta LARUS nata anche dalle attività di lotta politica del PCL MOLISE sui rapporti tra cordate della borghesia locale e loro politicanti locali in vista, operanti nel settore del traffico illecito dei rifiuti e borghesia camorristica d’oltre regione, e quant’altro il PCL Molise denuncia da anni: saremmo curiosi di sapere con quali motivazioni i Procuratori Albano e Scioli abbiano richiesto ed ottenuto “archiviazioni” su tali inchieste, visto che non hanno neanche ritenuto di avvisarci per opporci.
Per converso abbiamo notato l’ indefesso impegno della stessa Procura di Isernia (Scioli in particolare) per mandare ingiustamente a processo il PCL MOLISE ed altri antagonisti, sulla base di indebite censure delle nostre legittime libertà di espressione e di lotta contro il saccheggio del territorio, della salute e delle risorse pubbliche, da parte dei vari comitati della borghesia operanti in loco. A riprova che l’unica legalità esistente nel sistema capitalistico è solo quella compatibile con il profitto del capitale, che rende carta straccia l’art.9 o l’art.32 della Costituzione, cioè la tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
Per questo anche nel Molise la lotta popolare è l’unico vero presidio a difesa della salute pubblica, minacciata dai padroni del vapore , dal capitale, e dalla borghesia camorristica di cui la privatizzazione dei settori energetici e di smaltimento rifiuti è l’apripista.
Bloccare gli impianti inquinanti, chiedere la nazionalizzazione senza indennizzo delle aziende che inquinano, lottare per il piano energetico regionale alternativo a gestione pubblica e socialmente controllato, più volte proposto dal PCL MOLISE e già diffuso , è un punto di partenza, ma anche l’apertura di una breccia per il reale cambiamento, passando attraverso la sostituzione di queste istituzioni dei padroni con quelle dei lavoratori.

Tiziano Di Clemente – PCL

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